A completare definitivamente il processo della mia affiliazione alla
Nelsonmania, arriva questo “Perfect storm - After the rain world tour 1991”, live album risalente ai tempi in cui i nostri
Nelson erano all’apice del successo, ottenuto con l’acclamato debutto dell’anno precedente.
Una popolarità ampiamente testimoniata dalla reazione entusiastica del pubblico, evidentemente caratterizzato da una ricca presenza femminile, a quanto si evince dai
gridolini isterici (alla lunga un po’ fastidiosi, a dire la verità) apprezzabili durante tutto l’ascolto dell’opera (immaginatevi dei Tokio Hotel degli anni ‘90!).
La cosa non sorprende, ricordando anche le
graziose faccine e le lunghe chiome bionde dei nostri Gunnar e Matthew, un elemento che contribuì in parte al loro trionfo e che finì per distogliere l’attenzione di molti (me compreso) dalle loro qualità artistiche, alla luce di un’analisi più meditata (e forse pure meno
invidiosa) e obiettiva, meritevoli di enorme considerazione e stima.
Del resto stiamo parlando di una formazione che annoverava, oltre ai gemellini
bravi e belli, fior di strumentisti, tra cui spiccano i nomi di Paul Mirkovich (collaboratore di Foreigner, Cher, Whitesnake, Paul Stanley, Eddie Money…), del drummer Bobby Rock (Vinnie Vincent Invasion, Nitro, Hardline, …) e soprattutto quello di Brett Garsed, straordinario (se volete un saggio della sua abilità e della sua variegata cultura, ascoltatelo in “Uluru”, dove cita con
nonchalance, nel bel mezzo di una suggestiva trama fusion, il riff dell’immortale “Back in black” e una “Cult of personality” dei mai troppo elogiati Living Colour) chitarrista australiano di fama internazionale che con questa formazione conquistò l’America, dopo l’affermazione casalinga con il cantante John Farnham.
Parlare delle canzoni è sostanzialmente inutile (citiamo solo, per le loro particolarità, “Two heads are better than one”, in origine inserita, a nome Power Tool, nella colonna sonora di "Bill & Ted’s excellent adventure”, e la mediocre studio
bonus-track “Keep one heart”, se non erro inizialmente inclusa in un singolo del 1995), trattandosi di “roba” che i fans del gruppo conoscono alla perfezione (ma che si giova dell’energia dell’esecuzione “dal vivo”) e che chi non conosce e ama l’AOR vibrante e vaporoso farebbe bene a far diventare parte integrante dei propri ascolti quotidiani, mentre è necessario aprire una
spinosa parentesi sulla resa sonora del disco, effettivamente abbastanza deficitaria (anche se non clamorosamente “disturbante”, tenendo conto pure della sua natura
live), soprattutto nei confronti degli standard medi garantiti dall’attuale tecnologia messa a disposizione della musica.
Ecco, sono il primo a sostenere che il rock melodico, in particolare, “chiede” una registrazione nitida ed equilibrata per dare il meglio di sé, e tuttavia faccio anche parte di quella generazione di musicofili avvezza a suoni spesso tutt’altro che cristallini, per cui nel mio giudizio finale sul Cd vedrete prevalere sicuramente il valore del “documento” e dei suoi contenuti sulla sua assoluta perfezione formale.
Era giusto avvisarvi, e sono certo che se supererete questo scoglio, non potrete che godere anche voi di “Perfect storm”, una notevole testimonianza
storica di questi ritrovati protagonisti del r’n’r statunitense.