Cosa vi aspettate da un disco dei
Motörhead? La risposta, ne sono sicuro, è scontata per la maggior parte di voi: rock’n’roll, sangue, sudore, benzina e poco altro. E così, al ventesimo studio album, pensate che lo zio Lemmy vi tradisca proprio adesso?
“
The Wörld is Yours” (
figurarsi se mancavano i puntini sulla o!) è il classico album Motörhead, con dieci pezzi di fottuto rock’n’roll come solo il signor Kliminster è in grado di fare. Ciò detto, avrei un miliardo di remore nel pompare e promuovere a pieni voti questo disco, vista la sensazione di poco ispirato che il suo ripetuto ascolto mi trasmette.
I brani, soprattutto nella prima metà del dischetto, si mantengono su un livello qualitativo più che accettabile: dall’opener “
Born to Lose” (quasi un’autocitazione, se pensate a “
Iron Horse/Born to Lose”, presente su “
On Parole” del 1979) fino a “
Devils in my Head”, il trio britannico ci fornisce una prestazione degna dell’enorme nome che si porta addosso. Non è un caso che il primo singolo scelto sia proprio parte integrante di questo primo lotto, ossia la potente “
Get Back in Line”. Ma già alla traccia 5 comincio a sentire sinistri scricchiolii: “
Rock’n’Roll Music” merita la palma come testo più scontato dell’universo, spalmato su un hard’n’blues canonico e poco rifinito, com’è nel trademark Motörhead;
“Waiting for the Snake”, “
Brotherhood of Man”, “
Outlaw”, sono brani che in albums neanche tanto antichi (“Inferno”, ad esempio) sarebbero stati filler pronti per essere scartati. E non basta il colpo di coda di una bella e tirata “
I Know what you need” e di una “
Bye Bye Bitch Bye Bye”, ironica come “dio” Lemmy comanda, a risollevare le sorti di un disco che, per il sottoscritto, comincia a mostrare le prime rughe. Se è vero, com’è vero, che la grandissima parte della fan base vuole dai Motörhead solo il più puro Motörhead sound, con poca o nessuna concessione al pezzo “scritto bene”, è altresì da notare come, impercettibilmente, la bacchetta magica sembri aver esaurito la sua polverina d’oro, e sarebbe il caso di non dare più tutto per scontato.
So che potrei, forse dovrei limitare le mie critiche, perché una band come i Motörhead merita il massimo rispetto, e così la sua fan-base, sempre agguerrita e devota come ad una religione. Ma non credo farei appieno il mio lavoro, se non fossi onesto con voi. “The Wörld is Yours” è un discreto album dei Motörhead, ma dubito che, tra 100 anni, quando la band sarà finita, verrà ricordato per una sola delle sue note.