Tornano gli
Shaman, con la più recente formazione, che vede il solo
Ricardo Confessori come membro della line-up originale, ed il bravo
Thiago Bianchi dietro il microfono, la stessa che aveva dato vita al precedente “
Immortal”. E lo stesso Ricardo, da poco, è rientrato nelle fila della band madre, gli Angra… Cosa si prospetta, quindi, nel futuro degli Shaman?
Ecco, per me il vero problema è proprio questo: non puoi parlare degli Shaman senza parlare degli Angra, non puoi evitare di fare il paragone, e non solo perché i membri fondatori di questi provenivano di là, ma perché, a mio avviso, tutto il progetto Shaman è nato solo come una sorta di rivalsa, da parte di Matos e Confessori, che, novelli Finiani, abbandonavano la nave madre per poter dire la loro. E così, da “Ritual” in poi, sono stati tentativi più o meno riusciti di ricreare quell’alchimia che aveva reso album come “Angels Cry” o “Holy Land” dei caposaldi del power metal targato ‘90s. Ma, nel 2010, ha ancora senso un paragone del genere? È ancora sensato continuare a tentare di superare gli Angra, scimmiottandoli e cercando di fare dischi-fotocopia dei primi, insuperati successi della band, pur di poter affermare “io esisto”? Andatelo a chiedere a Thiago e soci, che, imperterriti, cercano di ricreare il novello “Angels Cry”, riprendendo patterns, suggestioni musicali, linee vocali, percussioni tribali e quant’altro proprio da quegli album. Insomma, per farla breve, a mio avviso qui c’è un problema di personalità, di identità artistica. Detto questo, “
Origins” è un signor disco, dove troverete i bei pezzoni power tanto cari agli Angra-fans (“
Lethal Awakening”, “
Inferno Veil”), la ballad tutta acuti e tastiere “
Rising up to life”, il mid-tempo a doppia cassa elicotterata (“
Ego”, soprattutto la part 2), e chi più ne ha più ne metta. Praticamente, un disco da 7-7 e mezzo, penalizzato da una costante, insensata, ostinata gara a chi è più “Angra”, se gli Angra stessi o gli Shaman. Con la piccola differenza che, piaccia o no, i primi hanno fatto pace con il loro passato e sfornato un album maturo, diverso, dinamico. I qui presenti, invece, sono in piena sindrome del pene piccolo. Gli passerà? E, quando Ricardo mollerà gli Shaman per focalizzarsi sugli Angra (perché succederà, ne sono sicuro), sarà la fine di questa onestissima power metal band?
Molti dubbi, poche certezze. E, senza accorgermene, ho ripetuto la parola “Angra” 8 volte. Uhm…