Merita, questo G, una bella ripassata: per chi non conosce i Gotthard, per chi già li ama, per chi non ne ha mai approfondito la discografia. Questo è un album che secondo me rappresenta il meglio dell’era Steve Lee e che si pone in vetta a tutti i bellissimi lavori della band elvetica.
Si parte con il suggestivo country-hard rock di
Sister Moon, per poi rientrare su binari più canonici con le granitiche
Make My Day e
Mighty Queen, cover dal ritornello veramente indimenticabile. Si prosegue picchiando con classe grazie a
Movin’ On, che ci porta saltellando alla prima bellissima frenata, affidata alla doppietta
Let It Be/Father Is That Enough, da applausi a scena aperta. Di nuovo in pista con
Sweet Little R’n’R e con le metallose
Fist In Your Face e
Ride On, mentre il successivo
In The Name può essere considerato il brano precursore delle sonorità dei Gotthard più moderni. Ancora rock and roll con
Lay Down The Law e
Hole In One, prima di un’altra ballad acustica da brividi, quella
One Life One Soul che non poteva mancare nelle cassette da camporella di ciascuno di noi. Nella versione europea, come bonus track, è presente la cover acustica degli Hollies
He Ain’t Heavy, He’s My Brother, mentre nella versione asiatica c’è
Immigrant Song dei Led Zeppelin: come al solito, se la cavano sempre meglio in oriente con le bonus track!
Un disco perfetto, in cui rock and roll, hard rock e un enorme gusto nelle ballad convivono splendidamente, senza alcun filler, senza bisogno di schiacciare mai il bottone per skippare canzoni o parti di esse. Un album da 10 pieno e convinto, che non stanca mai e che, ovviamente, non può mancare sulla vostra mensolina!
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