“Le band che salgono sul palco, suonano e se ne vanno, ci hanno sempre annoiato. Vogliamo costumi, effetti speciali, trovate geniali, musicisti che si scambiano gli strumenti e magari che canti anche il batterista…”. Questo potrebbe anche essere lo stralcio di una vecchia intervista ai Kiss o ai Twisted Sister, fatta agli inizi delle loro carriere. Invece è il pensiero-manifesto partorito di recente dai
Deluded by Lesbians, trio milanese all’esordio su lunga distanza dopo aver pubblicato due Ep.
Una formazione ed un album dove tutto, dai nomi d’arte dei componenti alle foto del booklet, esprime voglia di divertimento e ironia dissacrante. Atteggiamento, quello di liberare il rock dal suo rivestimento talvolta troppo rigido e serioso, che in Italia trova da sempre maggior seguito che in altri paesi.
I DbL non fanno eccezione, sfornando una serie di canzoni piacevoli ed ammiccanti, in grado di soddisfare tanto il purista rock quanto coloro per cui la musica è solo un gradevole riempitivo. Brani dai toni solari e scanzonati, molto vivaci ed orecchiabili, talora costruiti intorno linee pop-punkeggianti
senza però apparire mai superficiali o risolti con troppa faciloneria. Infatti dietro i ritmi epidermici si scorgono trame che ricordano, in versione spartana e padana, la scuola americana di QotSA, Masters of Reality, Fatso Jetson e compagnia. Però le caratteristiche che sembrano più determinanti nell’economia della band sono i costanti intrecci vocali, ai quali contribuiscono tutti e tre i musicisti, ed i testi ricchi di humor stralunato. Ne vengono fuori hits di buona fattura, come le trascinanti “She do wanna”, “Pompei”, “We don’t care”, dai ritornelli tormentone, oppure i rock graffianti di “Ringo Starr” e “Love is blind”, che vantano strofe spiritosamente ciniche.
Tuttavia, in alcuni momenti prende corpo la sensazione di qualche lungaggine di troppo, del brodo un po’diluito. Forse al trio manca ancora il coraggio o l’interesse di tentare delle variazioni strumentali più significative, anziché limitarsi ad una linearità insistita. D’altronde, anche una prova positiva può essere migliorata se esistono le condizioni per farlo, e nel caso della formazione lombarda questo è palese.
Dunque, un disco fresco, spigliato e divertente, senza mai rinunciare alla sua essenza di rock verace.
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