Nati un paio di anni fà a Padova, i
Kipple sono un prodotto esclusivamente italiano di derivazione prevalentemente sicula, che certamente farà gola agli amanti delle sonorità elettroniche ed ambient.
Al loro debutto discografico, dimostrano di avere le idee abbastanza chiare, palesando una certa maturità nella ricerca del suono, che li rende senza dubbio una realtà da tenere sotto osservazione per il futuro.
Ciò che subito mi attrae è il monicker della band,
Kipple, che trae la sua origine dalle affascianti teorie di uno degli scrittori fantascientifico-realistici che maggiormente preferisco,
Philip K. Dick. Per capire meglio il senso della parola, mi affido al citazionismo narrativo e vi riporto la frase-chiave in cui
Dick fa riferimento proprio al fenomeno del
kippling: "
Kipple, sono tutti gli oggetti inutili, come una bustina di fiammiferi dopo avere usato l’ultimo fiammifero, o una fascetta gommata o il giornale del giorno prima. Quando non c’è nessuno in giro, il kipple si riproduce. Per esempio, se vai a letto lasciando in giro del kipple, la mattina dopo, quando ti svegli, ce n’è il doppio. E diventa sempre di più… E’ un principio generale che opera in tutto l’universo: l’intero universo si sta muovendo verso uno stadio finale di totale, assoluta kipplizzazione".
Nella sua straordinaria visione psicotico-realistica,
Dick ci rende partecipi di un mondo dominato da questo inesauribile fenomeno che si propaga a nostra insaputa e di fronte al quale noi siamo completamente impotenti.
Allo stesso modo, i
Kipple adoperano sapientemente i suoni più elettronici, le distorsioni vocali e gli echi per propagare e diffondere musicalmente paesaggi sonori astratti e rarefatti.
Le sottili vibrazioni e le soffuse melodìe che guidano questo
The Magical Tree & The Land Of Plenty sembrano cullare ed allo stesso tempo generano un inspiegabile senso di
spleen. Una sorta di
tristezza meditativa aleggia nell'ascoltare gli otto brani che compongono quello che, senza timore di esagerazioni, definirei il miglior album di debutto che mi sia mai pervenuto fin'ora.
Perchè amo le band che pensano a tutto, e alla resa musicale, e al concept da portare avanti "
filosoficamente", come approccio e come lyrics.
Ed i
Kipple dimostrano di avere sotto controllo e di curare tutti questi aspetti in maniera molto dettagliata ed accorta.
I testi sono raffinati e danno l'idea di essere frutto di viaggi mentali che solo il compositore, probabilmente, può a pieno comprendere.
Ascoltare i
Kipple è un pò come essere sotto l'effetto di un acido: vieni proiettato in una dimensione parallela e, se sei sufficientemente sensibile, provi un certo sbandamento, come uno stato di ebbrezza.
Le sonorità raccolte e d'ambiente ricordano un pò i
Sigur Rós ed invogliano ad una certa dilatazione sen[s]suale.
Quasi ossessivi gli ultimi tre pezzi, in cui parole o brevi passaggi vengono ripetuti compulsivamente, a mo' di mantra.
Tra i pezzi che senza dubbio preferisco, vanno mensionati la particolare "
Ex Boyfriend" e la folle "
Before Heroine". Quest'ultima, narra di un dialogo abbastanza improbabile e controverso, che il protagonista probabilmente fa ad una figura immaginaria, forse al vuoto o forse semplicemente a sè stesso.
Il ripetersi della parola "
heroine" frammenta il discorso e crea una dolceamara seduzione; chi parla si contorce sul suo stesso farneticare, senza approdare ad una ben salda conclusione.
Davvero un ottimo lavoro, questo dei
Kipple, che nasce sotto un'etichetta indipendente,
I Dischi Del Minollo, che dimostra di essere attenta ed acuta nella selezione di questi, come di altri artisti, in grado di saper regalare sensazioni acustiche nuove, estrose e velatamente melanconiche.