Sono tornati i
Falkenbach e quando intendo tornati lo dico in senso lato del termine.
Non parliamo di un semplice comeback sul mercato discografico, del successore di "
Ok Nefna Tysvar Ty" del 2003, album che sinceramente aveva nettamente deluso il sottoscritto, molto più esaltato e trascinato dal successivo "
Heralding - The Fireblade", una versione ri-registrata e ri-arrangiata del debutto mai pubblicato a nome "
Fireblade" in cui si potevano trovare delle versioni formidabili di pezzi già editi come "
Gjallar" o "
Heathen Foray".
Quindi se escludiamo quest'ultimo lavoro e come già detto il non fondamentale "
Ok Nefna Tysvar Ty", dobbiamo tornare indietro fino al lontano 1998 di "
...Magni Blandinn Ok Megintiri..." per trovare qualcosa di veramente valido...ed il timore dopo ben 13 anni di incappare in una band incapace di proporre nuovamente qualcosa all'altezza era più che giustificato.
Per fortuna il falso islandese
Vratyas Vakyas, all'anagrafe
Markus Tümmers tetesco di Cermania, è riuscito a smentire e dissolvere tutti i nostri dubbi e le nostre perplessità.
"
Tiurida." Ovvero "
gloria".
Ed è vera gloria nel poter ascoltare i primi secondi dell'intro che con il solito, semplice suono del corno ci trascina nella nuova avventura dei Falkenbach: "
...Where His Ravens Fly..." è il classico brano dei nostri, mid tempos marziale con la stentorea voce di Vratyas a declamare chissà quale epico poema, tra cori maestosi e lancinanti assoli pieni di pathos, sì proprio quelli che ti fanno uscire nudo in balcone a -5 gradi a sfidare la luna con un manico di scopa.
Inimitabile e leggendario.
La successiva "
Time Between Dog and Wolf" è l'altra faccia dei Falkenbach, ovvero quella composta da un moderato e cadenzato black metal, sempre ovviamente venato da inflessioni epiche ma cantato interamente in scream e che mantiene tutte le caratteristiche del trademark, sebbene sia priva di quel brio contenuto in tutti gli altri brani.
La durata media dei pezzi non è così elevata come si potrebbe pensare, solo in un paio di occasioni si passano di poco i sette minuti mentre per il resto siamo sempre attorno ai cinque minuti di durata, il tutto a giovamento della scorribilità e della leggerezza di "Tiurida"; "
Tanfana" è il primo strumentale del disco, una song dalla matrice molto folk e nettamente richiamante al passato, tra chitarre acustiche e delicati flauti, mentre il singolo "
Runes Shall You Know" fa nuovamente leva sull'epicità della musica e dei cori.
Ma è la doppietta finale a colpire notevolmente nel segno ed a dare la marcia in più a "
Tiurida": "
In Flames" e la conclusiva "
Sunnavend", insieme all'opener, sono nettamente di un altro livello e ci riconsegnano dei Falkenbach in formissima ed ispirati come non si sentiva da tempo, da quei tredici anni di cui parlavamo ad inizio recensione. Intensissima, triste, drammatica nel proprio incedere, "
Sunnavend" ci consegna delle atmosfere negative e disperate così irresistibili in cui è confortevole rassegnarsi.
"
Tiurida", ovvero
gloria.
C'è davvero bisogno di scrivere altro?