Quattro stagionati veterani di lungo corso che hanno ancora voglia di divertirsi con la musica, questa è l’essenza dei
The Martinets.
Il gruppo nasce alcuni anni fa per iniziativa di Daniel Ray, già autore e produttore per nomi del calibro di Ramones, Misfits, Gluecifer, Nashville Pussy, quindi un musicista che sa come si scrivono buone canzoni. Ed in questo lavoro ne troviamo diverse, spaziando tra pop-punk, garage rock, beat, power pop, con grande leggerezza e mestiere. Pezzi brevi ed essenziali, ritmi orecchiabili e soprattutto ottimi spunti melodici, il tutto confezionato in modo spontaneo come potrebbe fare una pub-band, capace di garantire una serata di brani divertenti e ben eseguiti.
Comunque, è giusto sottolineare che se i The Martinets invece di essere ultra-cinquantenni tutt’altro che trendy fossero stati dei ragazzini con il look “giusto”, episodi come la title-track, la morbida “Back to nowhere”, la tosta e schizzata “Taking a long time”, la notturna ballad “Learning annex” e qualche altro titolo, avrebbero magari fatto gola alle rock radio anglosassoni. Forse si poteva eliminare dall’album un paio di pezzi meno incisivi, ma non credo che la cosa turbi più di tanto personaggi navigati come questi. Gente che suona per il piacere di suonare, occhieggiando un poco a formazioni come i Clash e derivati, ed il loro dovere lo hanno fatto anche stavolta. Se vi piace il genere, è un buon disco.
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