Che uno dei lavori più intriganti del 2010 (fuori dalla mia top ten solo perchè arrivato da queste parti fuori tempo utile!) provenisse dalla Repubblica Ceca non me lo so sarei proprio aspettato.
Certo, su "Tears of White Roses" non mancano collaborazioni importanti (Roland Grapow, Doogie White, Mike DiMeo, Fabio Lione...), ma il cuore che pulsa è quello dei
Sebastian, nati dalle ceneri di Calypso e Navar (per quest'ultimi anche due album all'attivo) che ora ben si dispongono su coordinate musicali riconducibili a Royal Hunt, Masterplan, Saint Deamon ed un pizzico di Sonata Artica, sopratutto nei frangenti più veloci, proprio quelli in cui incappiamo sin dalle prime battute dell'album - peraltro le migliori - , grazie alla scattante "Museé du Satan Rouge" e della più melodica "Femme Fatale", con una novella Giulietta impersonata da Amanda Somerville.
Su "Dorian" troviamo Fabio Leone che duetta con Roland Grapow, che lascia i suoi doveri di produttore del disco e di chitarrista, andando a piazzarsi momentaneamente dietro al microfono, proprio quando la più famosa opera di Oscar Wilde, "Il ritratto di Dorian Gray", viene tributata da uno dei migliori brani dell'album. Non che poi ci si imbatta in chissà quali cadute di stile, "Remiel in Flames" vive in un riuscito equilibrio tra Power Metal ed Hard Rock, che i Sebastien garantisco senza l'apporto di alcun guest, anche se è innegabile che la presenza di Mike DiMeo sia un valore aggiunto nel corso delle atmosfere cangianti di "Tears of White Roses".
Riecco poi la mano dell'ex Helloween Roland Grapow, che si ripropone prima alla voce sulla powereggiante "Phoenix Rising" e poi piazza un guitar solo sulla spedita "Voices in Your Heart", dove al fianco di George Rain ritroviamo anche DiMeo.
Fabio Leone si riaffaccia invece sulla maggiormente melodica "Fields of Chlum (1866 A.D.)", episodio dove George Rain si propone prima in un assolo di chitarra poi con uno spoken nel suo idioma natale.
E se su "Lake of Dreams" i Sebastian fanno tutto
da soli, ecco venire in loro soccorso (beh, non che ce ne fosse realmente bisogno...) Apollo Papathanasio, che si rende autore di un'ottima performance sull'episodio più Hard Rock del disco: "Silver Water", ed un Doogie White che appare in gran spolvero sulla prima parte della conclusiva "Black Rose", che nella sua seconda metà concede nuovamente spazio ad Amanda Somerville, per una conclusione tutta all'insegna della melodia e del feeling.
Gran bell'esordio... ma la prossima volta vorrei vedere se sanno anche
camminare da soli.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?