Tornano i
Deicide di
Glen Benton, accasatisi presso la
Century Media dopo l'esperienza di sette anni con la
Earache, con il nuovo "
To Hell with God" che si presenta con una splendida copertina ed una carrettata di dubbi sul suo valore, dati gli ultimi anni zeppi di continue delusioni da parte della band floridiana.
Delusioni che ormai sono ben superiori rispetto alle gioie che tanti anni fa Glen Benton, insieme al fido
Steve Asheim alla batteria ed i "traditori" fratelli
[I]Hoffman[/I], che aspettiamo al varco con i rinati
Amon, hanno saputo regalarci: due capolavori come l'omonimo debutto ed il successivo "
Legion", due buoni album come "
Once Upon the Cross" e "
Serpents of the Light" e poi il baratro.
Una sequela di obbrobri a nome "
In Torment in Hell", "
Scars of the Crucifix", l'innominabile "
Insineratehymn", fino al recente "
Till Death Do Us Part" che ha fatto ripiombare la band nello scetticismo dopo l'ottimo ritorno di "
The Stench of Redemption", a questo punto diremmo tecnicamente "un'isolata botta di culo" dato che dal 1998 ad oggi rappresenta l'unico capitolo valido, anzi stupendo, della loro seconda parte di carriera.
Cosa dire del nuovo "
To Hell with God"?
Il primo pensiero che ci sovviene è che ci sembra impossibile che due chitarristi importanti e blasonati come
Santolla e
Owen, con dei passati alle spalle come
Cannibal Corpse ed
Obituary, e scusate se è poco, se ne possano uscire con dei riffs così abusati e banali, ancora una volta.
Basterebbe ascoltare dieci minuti di "
Deicide", quel capolavoro del 1990, per capire che così non si va da nessuna parte, se non perpetuare in maniera stantia ed anonima una discografia che ormai dà i brividi quanto una puntata di "
La vita in diretta" sui Rai Due.
Si passa da brani abbastanza convincenti come la title track, "
Angels of Hell" che tenta qualche novità nel rifframa fotocopia dei Deicide o la ferale "
Conviction", tutto sommato positivi sebbene non da urlare al miracolo, ad altri veramente piattissimi e banali, che potrebbero essere composti da qualsiasi band di 15enni al primo demo: la mediocrità totale passa per "
Empowered by Blasphemy" o "
Save Your", veramente sconcertanti, al pari di "
Hang in Agony Until You're Dead" (che almeno ha un chorus efficace), di cui non ci capacitiamo.
Se pensavamo che la parte finale del disco potesse riservarci qualche sorpresa positiva, dobbiamo ahimè rivalutare la prima metà dell'album, dato che le conclusive "
Into the Darkness You Go" e "
Servant of the Enemy" non solo non accrescono il suo valore, ma lo inabissano ulteriormente.
Chiude malinconicamente la chitarristicamente virtuosa "
How Can You Call Yourself a God" che per fortuna è di buona qualità come l'opener, peccato che "
To Hell with God" non sia stato tutto così, ci saremmo decisamente accontentati...
L'ennesima, cocente delusione da parte di una band una volta così gloriosa.
O si tenta in qualche modo un ritorno alla qualità del passato, non so, magari rinchiudendosi in una stanza con i primi 4 album passati a ripetizione per un mese di fila, oppure crediamo che i Deicide possano tranquillamente andare a godersi una "meritata", fino ad un certo punto, pensione dorata, dato che continuare così non ha davvero senso ed offende il nome della band.