Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2022
Durata:41 min.
Etichetta:Hells Headbangers Records

Tracklist

  1. ARROGANT DEATH
  2. HORRIFIC ANATHEMA
  3. THAT WHICH DWELLS IN THE GLOOM
  4. SEEMINGLY UNNATURAL INFESTATIONS
  5. THAT GREAT TOMB THAT HOLDS NO SOUND (INTERLUDE)
  6. AT THE PILLAR OF SOULS
  7. HUMILIATED REMAINS
  8. BOILING SEAS OF YUGGOTH
  9. WEAKEST IS THE FLESH
  10. THRONE BEARER'S DIRGE (OUTRO)

Line up

  • Dustin James: Guitars, Vocals
  • Joshua Bokemeyer: Guitars
  • Travis Andrews: Bass
  • Dwane Allen: Drums

Voto medio utenti

I Church Of Disgust sono nati nel 2010 in Texas per volontà del chitarrista/cantante Dustin James e nel corso della loro carriera hanno pubblicato tre lavori sulla lunga distanza. I primi due, “Unworldly summoning” e “Veneration of filth” sono usciti per l’etichetta spagnola Memento Mori, mentre per il presente “Weakest is the flesh” la band entrata a fare parte del roster della bellicosa Hells Headbangers Records, nota per essere una delle etichette più attive nella diffusione del verbo estremo della nostra musica favorita.

“Weakest is the flesh” è quello che si può definire, mutuando il termine pittorico, un lavoro di death metal di maniera.
Il metallo morto vecchia scuola del quartetto statunitense attinge a piene mani sia dalla scuola a stelle&strisce che da quella europea – specie nei passaggi più melodici – facendo riaffiorare, di volta in volta, ad un “vecchio e consumato ascoltatore” acts quali Cianide, Brutality, Hypocrisy (quelli degli esordi), Autopsy, Pesitlence.

Trovano quindi ampio spazio rallentamenti sulfurei, assoli melodici, d-beat, una base ritmica compatta come un muro, un growl cavernoso ma comprensibile e tanto mestiere così che, allo stesso tempo, è impossibile definire “Weakest is the flesh” come un brutto disco così come non è contemporaneamente possibile definirlo imprescindibile.

I Church of Disgust confezionano un prodotto sì valido e ben confezionato, ma che si consuma fin troppo in fretta lasciando nell’ascoltatore troppo poco per esser ricordato a distanza di qualche mese. Osare un poco di più non sarebbe una cattiva idea.

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