Yaotl Mictlan - Dentro Del Manto Gris De Chaac

Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2011
Durata:50 min.
Etichetta:Candlelight Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. DENTRO DEL MANTO GRIS DE CHAAC
  2. GARRA DE JAGUAR (OCHO VENADO)
  3. CIHUACOATL (LA LLORONA)
  4. HUN HUNAPU
  5. GAMELOS HEROES
  6. NOCHE TRIUNFADORA
  7. HUELITIYOTL MEXICA
  8. NADA VERDE CREECE AQUI

Line up

  • Yaotl: drums, samples
  • Tlatecatl: guitars, vocals
  • Xolotl: guitars
  • Nahualli: bass
  • Ocelotl: indigenous instruments

Voto medio utenti

Generalmente quando si parla di Pagan/Viking/Black Metal si pensa soltanto ai paesi nordici, sbagliando. Con questi Yaotl Mictclan bisognerà ridimensionare anche questo luogo comune, semplicemente perchè provengono dal Messico, e ovviamente l'appellativo Viking Metal calza veramente poco (per ovvie ragioni geografiche). A dire il vero dentro l'album in questione, che per la cronaca si intitola Dentro Del Manto Gris De Chaac, la tendenza a virare verso sonorità tipicamente Black Metal è palese, ma non esclude il fatto che certi arrangiamenti abbiano un retaggio culturale tipicamente "pagano", anche se di estrazione ovviamente latina/sud americana, ma niente a che vedere con Sepultura e cose simili, più che altro c'è proprio un mood che rimanda a un misticismo tipico di culture arcaiche che hanno vissuto e tramandato sapere in quelle terre lontane. Yaotl Mictlan su una cosa può mettere d'accordo tutti: è strano e originale, almeno nel suo approccio alla musica. Ovviamente non sono chissà quale novità, di certo non rivoluzioneranno il concetto di Black Metal, ma se siete abituati a pensare al Messico come la terra dei Brujeria o del narcotraffico state sbagliando, c'è pure un substrato di freddezza e di ritualismo occulto inaspettato. Anche per quanto riguarda la faccenda tecnica la band non si discosta molto dai canoni generali del settore: suoni grezzi e sporchi, atmosfera decisamente apocalittica, insomma il classico pastone Nero, soltanto che in questa occasione c'è tutta l'ambientazione indigena a fare la differenza, e di questi tempi fidatevi che non è poco.
Recensione a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti

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