Gli Enemynside si danno da fare da anni, sin dalla prima metà degli anni '90 quando erano ancora conosciuti come Scapegoat. Con il trascorrere del tempo hanno perso per strada il moniker originale e pure qualche componente, ma l'attitudine sicuramente no! L'indole thrash, quella indissolubilmente legata al periodo d'oro della Bay Area, non è mai stata lasciata indietro. Hanno inoltre il merito di non attenersi pedissequamente alla lezione dei gruppi storici del genere, e di non aver sottoposto il proprio sound ad un opera di "revisionismo" tale da poter essere ricondotti al "Nuovo Thrash Metal". "Let The Madness Begin" arriva quindi dopo tanti anni di gavetta, trattandosi poi dell'esordio discografico per gli Enemynside è inevitabile ritrovare nella tracklist i pezzi migliori del loro repertorio. Non potevano mancare "Bad Junks", già presente sul demo "From the Cradle to the Way", qui in una versione snellita, che se nell'andamento continua a ricordarmi gli Xentrix, si esalta nei suoi micidiali stop'n go in stile Anthrax, e tantomeno "Scars", altro cavallo di battaglia della band. Poco importa però che i pezzi siano più o meno recenti, il comune denominatore è un thrash aggressivo, che ha il suo apice di violenza con "Speed Killing" e nella conclusiva e slayeriana "Hatestone". Non credo di sbagliare nell'affermare che l'unica vera concessione al New Thrash, quello che oggi viene identificato ad esempio con un gruppo come i Soilwork, si possa ritrovare nell'immagine di copertina, peraltro molto ben realizzata. A livello sonoro qualche modernismo salta comunque fuori. Prima con "Your Enemy Inside", dove in diversi passaggi la voce di Francesco è filtrata, anche se dopo la parte introduttiva il pensiero corre veloce (e frenetico, direi) ai Testament, poi con una "Peace Of Mud" impostata su un groove in stile Hardcore/New Metal ma che ci regala un riuscitissimo break dominato dalle chitarre di Matteo Bellezza e Francesco Cremisini. Qualche piccola avvisaglia dell'influenza della scena Death Svedese si può notare invece su "Unchained", che rimane ad ogni modo accostabile ad alcune cose dei Nuclear Assault. Inutile dire che mi trovo più a mio agio nelle parti tipicamente thrash, dove Cremisini ci trasporta direttamente alla San Francisco di vent'anni fa, con la sua voce "pericolosamente" vicina a quella di Hetfield. Lo sapevo sin dall'inizio che non sarebbe stato facile evitare di tirare in ballo i Metallica, come sono convinto che non avrebbe alcun senso azzardare paragoni, improponibili per epoche, storie e percorsi diversi. E' indubbio però che in questo 2003 si siano visti Metallica ed Enemynside fare "scelte differenti". Giustamente ognuno ha il diritto di fare le sue scelte. Anche io. La mia preferenza va indubbiamente a "Let The Madness Begin".
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