The Edge Of Certainty è probabilmente il disco delle incertezze, di suoni frammentati che non sono altro se non la metafora della speranza che cade a pezzi nel vuoto. Il progetto
Iszoloscope è tornato e stavolta non ce ne sarà per nessuno, tutto sarà sommerso da tonnellate di suoni deviati e devianti, da frequenze abrasive e da ritmiche spezzate, breakcore, fastidiose nel loro incedere perchè non permettono al cervello di essere razionalizzate in un tempo adeguato, perchè nel momento in cui iniziano ad avere un suono familiare si frantumano sotto una fitta coltre di Power Noise tendente all'Industrial dei primi Combichrist, quelli che il ritornello appetibile nemmeno sapevano che cosa fosse. Ma negli Iszoloscope le tematiche si complicano, si avvalgono di numerosi strati e livelli, un po' come nel film
Inception, anzi, facciamo proprio che questo nuovo album The Edge Of Certainty sia la versione musicale di quel film schizofrenico. Quando al primo livello si espande nell'aria una linea melodica (ovviamente dal taglio meccanico) subito se ne infila un'altra al di sotto (o al di sopra?) che scombina tutto facendo piombare l'ascoltatore in un incubo frastagliato, in perfetto bilico tra Industrial, Noise (tanto), Power Noise... e per concludere Ambient. Si perchè dopo una passeggiata nel più fitto dei boschi sintetici come solo gli Iszoloscope sanno creare ci si ritrova davanti una vallata sterminata, senza ostacoli, ma oscura e densa di sonorità appese ad un filo che se pur tranquille rispetto al generico inferno elaborato sino a poco prima hanno poco di sereno. Un disco del genere poteva uscire solo per i tizi della
Ant Zen, da sempre etichetta elitaria e di cvlto nel panorama Elettronico di frontiera, dove il confine tra Arte, rumore e inquietudine diventa labile, ma altrettanto affascinante e perverso.
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