Più lo ascolto, più mi vien voglia di bere…
Rieccoli, quei pazzi finlandesi dei
Korpiklaani, ancora una volta con un album che è una promessa mantenuta. Precisazione d’obbligo: i Korpiklaani sono una di quelle bands che o le odi o le ami, per il loro essere intransigenti nella proposta musicale, per il loro non voler spostare di una virgola la ricetta sonora, per il loro essere talmente uguali a se stessi da rischiare di confonderli con un album del passato. Ma tant’è, questo è quello che la fan-base chiede, e questo è quello che “
Ukon Wacka” dà!
Il titolo evoca un antico rito pagano in cui si versava birra a fiumi, quale argomento più indovinato per intitolare un album dei Korpiklaani? Dieci songs una via l’altra, in cui il folk metal finlandese non subisce la benché minima contaminazione, in cui anche nel primo singolo “
Tequila”, il sound e l’attitudine sono pura Finlandia al 100%. Come sempre, almeno nelle ultime releases, la band fornisce nel booklet traduzioni e commenti alle songs in inglese, così da rendere più fruibile la proposta anche per chi “non mastica la lingua”.
Non un brano risulta fuori posto, dall’opener “
Louhen Yhdeksäs Poika” alla emblematica title-track, giù giù fino alla bellissima e suggestiva “
Surma”, non una nota in questo album è dove non dovrebbe essere, potrei spendere un fiume di parole o limitarmi a ribadire il concetto, ma credo che abbiate già capito: se amate i Korpiklaani, il folk metal più becero e cazzone, la fisarmonica a cavallo di ritmiche metal serrate, e la doppia cassa a braccetto con la doppia cassa di Moretti da 66, questo è l’album dell’anno.
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