Nuovo progetto di
Klaus Schubert, storico membro dei
No Bros, che si avvale di una band tutta al femminile per la realizzazione del debut album
Speedmachine.
L’album si caratterizza per un ottimo lavoro chitarristico: bellissimi riff (ascoltatevi quello di
Heartbreakers per avere un’idea) e grande gusto. La parte restante della band, invece, si limita a svolgere il compitino senza mai aggiungere qualcosa di stimolante. La voce femminile inoltre, pur estremamente intonata, esprime poca personalità: una gran voce avrebbe dato spessore ed efficacia a tutti i brani, sollevandoli da un anonimato evidente. Buona la produzione, la title-track, la ballad
Let Me Down e interessanti le live tracks finali, tra cui trovano spazio alcune cover ben fatte.
Un disco di cui non si può parlare troppo male, ma sicuramente non in grado di lasciare il segno. Fin troppo prolisso, rischia davvero di annoiare dopo qualche ascolto. Per fare breccia nel cuore degli ascoltatori ci vuole ben altro. Io non credo che un veterano come Klaus Schubert non lo sappia, ma probabilmente circondarsi di donne (per giunta tutt’altro che brutte) non ha particolarmente giovato all’ispirazione musicale.
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