Poche volte da qualche anno a questa parte ci troviamo di fronte a veri e propri capolavori musicali che uniscono oggettivamente ed unanimemente la critica, album che segnano generazioni e che diventano rappresentativi delle band.
Tra questi uno dei migliori album degli ultimi dieci anni è sicuramente
"Crack the Skye" , quarto album della progressive/sludge metal band
Mastodon. Il disco, uscito nel 2009 e prodotto dalla
Reprise Warner bros, e da
Brendan o'Brien, è a mio parere uno degli album più completi ed introspettivi della band.
Quello, infatti, che
Brent Hinds,
Troy Sanders,
Bill Kelliher e
Brann Dailor riescono a realizzare è un album che grazie a un miscuglio di ottima musica e di ottime tematiche riesce a farti entrare nella loro dimensione, con atmosfere ruvide e inquietanti, i
Mastodon stessi hanno dichiarato, che è la storia di un ragazzo paraplegico in grado di muoversi solo con lo spirito attraverso dei viaggi astrali, che lo porteranno, però, troppo vicino al sole da farlo cadere in basso, nel mondo degli spiriti.
L'ascoltatore ha la possibilità di seguire questo viaggio attraverso tracce intricate tra loro, che raccontano una ad una un passaggio del viaggio, partendo dalla caduta nel vuoto, con l'intro di basso di
"Oblivion" in questa traccia si può sicuramente apprezzare l'unione vocale dei
Mastodon, con l'aggiunta per la prima volta del batterista
Brann Dailor alla voce, divenuto poi, con il passare del tempo, un punto di forza in più nella band.
Segue l'arpeggio disturbato della potentissima
"Divinations", traccia in puro stile sludge, l'arpeggio sembra quasi richiamare gli spiriti intrappolati nello spazio-tempo.
Molto piu prog è sicuramente
“Quintassence” , lo stile, infatti, dei
Mastodon in quest'album è un alternarsi di sludge e progressive con l'aggiunta di elementi stoner dovuto all'utilizzo di attrezzature anni '70, i
Mastodon volevano, infatti, ricreare il sound di quell'epoca usando strumenti e amplificatori di quegli anni, forse, per poter richiamare nell'ascoltatore quel qualcosa di famigliare delle grandi band heavy metal.
Questo lo si può percepire nella traccia
"The Czar" divisa in quattro movimenti, chiaro esempio di come la band voglia omaggiare le band progressive classiche, che erano solite fare questa lunghe suite divise in movimenti, che formavano tutte insieme un'unica traccia completa e coesa.
Si passa poi all' evocativo intro della bellissima
"Ghost of Karelia" e alla traccia che dal titolo all'album "Crack the Skye", che vanta la partecipazione di Scott Kelly cantante dei Neurosis (band che insieme ai Melvins è da sempre fonte di ispirazione dei
Mastodon).
"Crack the Skye" è il concept su cui si ispira l'album, cioè aprire una breccia nel cielo per esplorare nuove dimensioni sia con il corpo che con la mente, tutto ciò, per avere esperienze extracorporee e psichedeliche. Ma non è tutto, la traccia ,infatti, nasconde tematiche molto più introspettive riguardanti il suicidio, il significato di
“Crack the Skye” può essere, sì, attribuito alla rottura del cielo, ma non solo i
Mastodon, infatti, hanno dichiarato che la traccia è dedicata alla sorella del batterista
Brann Dailor "Skye" morta suicida all'età di 14 anni indicando con il termine "Crack the Skye" una rottura nella psiche della ragazza.
L'album termina con
"The Last Baron" traccia in cui si può apprezzare (per chi l'apprezza) la particolarissima voce di
Brent Hinds e l'originale pesantezza del sound divenuto poi con il passare del tempo un marchio di fabbrica della band.
E proprio grazie a tutti questi fattori, l'album merita sicuramente un 9,5 per originalità, musica e tematiche, se non lo avete mai ascoltato vi consiglio vivamente di lasciare tutto, mettervi comodi e incominciare questo viaggio onirico nel mondo ruvido, psichedelico e "cazzutissimo" dei
Mastodon.
A cura di Zampino Alessandro