Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2010
Durata:44 min.

Tracklist

  1. BLACK REBEL
  2. SICK AND SOBER
  3. NOT LIKE YOU KNOW
  4. ONE MINUTE TO GO
  5. TOO FAST
  6. DROP
  7. IN YOU
  8. IN ME
  9. FIRE
  10. ONLY FOR MY EYES
  11. GIMME SHELTER
  12. POLVERE E CENERE

Line up

  • Manuel Ottaviani: bass, vocals
  • Simone Antonelli: lead guitar
  • Federico Arcangeli rhythm guitar
  • Marco Lupo: drums

Voto medio utenti

I connazionali Using Bridge sono attivi dal 2002 e vantano già un album d’esordio (“Sha-Whao”, 2004 ), nel quale mescolavano svariate influenze: dal noise al punk, dal rock settantiano al pop-rock orecchiabile. In seguito vi sono stati alcuni problemi di line-up, ma ora il gruppo ha potuto autoprodursi il presente secondo capitolo discografico.
Fin dall’iniziale “Black rebel” si nota lo spostamento verso un rock con forti vibrazioni grunge, insieme a qualche eco di formazioni come i QotSA. Chitarre spigolose, ritmiche pulsanti, soprattutto quelle atmosfere dai toni autunnali che hanno caratterizzato molte proposte degli anni ’90. Le stesse soluzioni melodiche adottate dal quartetto si riallacciano al retrogusto amaro e disilluso di tanti passaggi di Nirvana, Soundgarden, Screaming Trees, ecc, vedi brani come “Drop”, “In me” o “Sick and sober”, uno degli episodi più incisivi del lotto.
In altre circostanze gli Using Bridge ispessiscono le trame, come accade nell’energica “Fire”, con un taglio diretto e deciso che si avvicina all’underground americano del genere Valis. In coda all’album spunta
invece una cover di “Gimme shelter” ( Rolling Stones ), dai piacevoli riverberi garage-psych e con l’intervento di una voce femminile.
Nell’insieme, comunque, si tratta di un lavoro che contiene alcuni buoni spunti ma non decolla mai veramente. La sensazione è quella di una band che viaggia col freno a mano tirato, quasi timorosa di dare fondo a tutta la propria determinazione. Non a caso la già citata cover, dove il quartetto agisce su materiale stra-consolidato, è il momento più sciolto ed esplosivo del disco. Le potenzialità ci sono, lo conferma anche l’unica traccia cantata in italiano, buon esempio di rock teso ed agrodolce, ma devono ancora essere pienamente espresse.

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