"Broken Mirror" sembra un buon inizio... ma giusto per pochi secondi, perchè quel incedere frizzante si perde fin troppo presto in passaggi azzardati e banali, che spegne gli
Speed Limit ed il loro sound all'insegna di un Hard & Melodic Rock che non disdegna incursioni nell'AOR.
Questo potrebbe anche spiegare perchè questa formazione austriaca, dopo i primi passi mossi addirittura a fine degli anni '70, abbia esordito solo nel 1986, con l'album "Unchained", mettendo poi in cascina soltanto un EP ("Prophecy", 1988) ed un secondo album ("Perfect Inspiration", 1992) per poi fermarsi per diversi anni, prima di tornare in attività e dare alle stampe questo "Moneyshot".
"Done with Dreamin" è imbarazzante nel suo essere innocua, sia nel guitarwork sia a livello di un refrain che vorrebbe essere accattivante, un'accoppiata che si rivela fin troppo spesso disastrosa, come sottolineano diverse canzoni, come "Heartbreakin Valentine" o "Fly Like an Eagle".
Qualche segno di risveglio fa timidamente capolino su "Lost & Found" e sulla ruvida (vagamente acceptiana) "Don’t Fear the Dark Lanes" ma anche nel rifacimento di "Lady" (dal già citato "Prophecy"), un discreto brano alla Scorpions, ma è davvero poca roba... e come se non bastasse, la conclusiva "I Came I Saw", (acustica e corale, sullo stile di "More than Words" degli Extreme), affossa, proprio sul filo di lana, ogni tentativo di
difendere gli Speed Limit.
La velocità non è il loro unico limite.
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