Sempre più prolifico è il settore extreme metal che quotidianamente si arricchisce di nuove band che fanno a gara a chi produce il riff più tecnicamente contorto o il colpo di batteria [triggerata] più veloce del secolo. Sostanzialmente, la proposta musicale è condita sempre dagli stessi ingredienti, mescolati in maniera diversa a seconda del gusto della band specifica. Ma, per fortuna, questo caso interessa solo parzialmente i
Bridal Procession.
La band proveniente dalla Francia ha un sound molto particolare, seppure nell'essere canonicamente extreme metal-oriented. E' una sorta di connubio tra le sonorità ed i
tecnicismi brutal death metal, il cantato e all'aggressività del deathcore e l'epicità quasi prog delle tastiere. Per questi stessi motivi, la band può considerarsi un incrocio desueto ed ammiccante tra
Deicide,
Behemoth ed i più melodici nelle sinfonie
Dimmu Borgir.
La presenza delle tastiere dà un tocco di sperimentalizzazione al sound, smorzando la velocità e l'incedere brutale dato anche dalla batteria triggerata. L'approccio, tuttavia, più che essere brutal death metal è deathcore, sia attitudinalmente che dal punto di vista del cantato, che ricorda molto gruppi del calibro di
Heaven Shall Burn e
All Shall Perish, tanto per citarne alcuni, soprattutto in alcuni passaggi ed in particolare nel terzo pezzo, "
Shroud Of The End".
Molto bravi e certamente devastanti dal vivo, propongono scenari horror splatter come facilmente evincibile dalle lyrics di "
Flesh To Flesh", in cui vengono descritte città tetre con strade che assorbono il fetore pungente delle carcasse.
Sostanzialmente, quello che per via allegorica viene descritto ricorrendo a surrealistiche ambientazioni gore vuole essere un richiamo alla nostra prospettiva odierna, meno devastante in termini prettamente materialistici ma che di sicuro non fa concorrenza dal punto di vista simbolico.
I
Burial Procession ci parlano in via del tutto pessimista di un mondo da cui non c'è via d'uscita e che è facilmente assimilabile ad un buco nero che ci risucchia senza darci possibilità di resistere.
Molto interessante anche la track conclusiva, "
Patrons Of Humanity", che è un discorrere sulla politica del giorno d'oggi e sull'incredibile manipolazione che essa esercita sulle masse, quasi come l'iniezione del più potente dei veleni, contagiando e corrompendo l'intera società. Il pezzo, dopo quattro minuti di serrato metal, si affievolisce sul finale con una lunga parte melodica ed interamente strumentale; e questo acquietarsi sembra quasi essere una
remissiva rassegnazione all'incedere negativo degli eventi.
Un debutto sostanzioso e con il quale la band dimostra di avere carattere. Cercherei, forse, di smorzare o quantomeno limitare le parti epiche che li fanno decisamente troppo somigliare ad una versione più incazzata dei già citati
Dimmu Borgir.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?