Innumerevoli scorrerie, in lungo ed in largo, attraverso la scena metal tedesca, inizialmente nei Tyran' Pace e poi nei Gamma Ray, con tre album all'attivo con ognuna delle due band, ed una fugace esperienza (per quanto solamente live) negli Helloween, quindi, a partire dal 1998, con quei Primal Fear che
Ralf Scheepers aveva formato, assieme a Matt Sinner, dopo che aveva mancato di poco il suo ingresso nei Judas Priest.
Già, infatti, gli fu preferito proprio quello stesso Tim "Ripper" Owens che curiosamente ritroviamo qui, sul primo album solita di Ralf Scheepers, autointitolato, anche poi se nella copertina, o meglio sul bicipite dello stesso cantante, sono ben in evidenza nome e logo dei Primal Fear.
Ed è proprio il gruppo madre di Scheepers (beh... oltre ovviamente ai Priest) a riecheggiare nelle note della tagliente "Locked in the Dungeon", con alla solista il chitarrista di Rob Halford, Mike Chlasciak, il primo di una lunga serie di ospiti, quasi tutti musicisti che in un modo o nell'altro hanno incrociato la propria carriera con quella di Scheepers.
Si cambia passo con la successiva "Remission of Sin", un mid-tempo roccioso, ma non particolarmente fantasioso, in linea con quanto fattoci spesso ascoltare da Accept e U.D.O. (anche se nel refrain fanno capolino i Gamma Ray) e dove scopriamo il già citato Tim Owens a duettare con Scheepers.
Spazio poi a "Cyberfreak", che con il suo approccio tagliente e modernista rappresenta un tentativo di sperimentare qualcosa di nuovo, ma gli si fanno ampiamente preferire brani come la gothicheggiante e drammatica "Doomsday", dove possiamo apprezzare tutta la versatilità e bravura di Scheepers, l'aggressività controllata di "Back on the track" e le melodie ed il pathos dell'intensa ballad "The Pain of the Accused", dove ritroviamo, fianco a fianco, Ralf Scheepers e Kai Hansen.
Da segnalare anche la presenza di un paio di cover, quella dei Judas Priest, non una delle più famose: "Before the Dawn" (tratta da "Hell Bent for Leather" del 1979), anche qui in una brillante performance acustica, cantata ma anche interamente suonata dallo stesso Scheepers (solo l'assolo è di Victor Smolski), mentre la seconda va a ripescare "Saints of Rock", opener del terzo album dei Tyran' Pace ("Watching You", 1986), un brano anthemico e piuttosto semplice, che, sebbene ne venga spazzata via la polvere del tempo, mantiene intatta l'ingenuità ed un feeling marcatamene ottantiano.
Una gran voce ed un discreto album, ma, bisogna riconoscerlo, fin troppo in debito con quanto già fattoci ascoltare da Scheepers, mi sarei aspettato, infatti, qualcosa di nuovo e non un
compendio del suo percorso musicale.
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