A distanza di alcuni anni dall’Ep d’esordio (“L’origine”), i connazionali
Le Scimmie tornano alla ribalta autoproducendo il loro primo full-lenght “Dromomania”. La formazione presenta alcuni aspetti particolari, su tutti il fatto di essere composta da due soli musicisti: un chitarrista ed un batterista. Una line-up spartana che ha inoltre deciso di dare vita ad un lavoro completamente strumentale, per un totale che non supera i venticinque minuti di musica. Anche questo elemento è in controtendenza rispetto alla maggior parte dei gruppi analoghi, abituati a lunghe impalcature ultra-tecniche piene di acrobatici virtuosismi. Il duo italiano sceglie invece una dimensione molto più concisa e diretta, fatta di riff spessi e sferraglianti, pesantezza ritmica di matrice stoner, rigurgiti noise.
Volendo citare qualche nome di riferimento, sale alla mente la scena underground di bands come Karma to Burn, Stinking Lizaveta oppure i nostri Ufomammut (“Il filo di lana”), ma anche gente assai più popolare, vedi i Tool, per quelle atmosfere oblique ed alienate che sono lo sfondo dell’intero lavoro. Un senso di spiazzamento psichico al quale si collegano i titoli da enciclopedia medica dei brani e del disco stesso, dedicato alla tendenza nevrotica di camminare frettolosamente senza alcuna meta.
Un esperimento interessante quello di Le Scimmie, dove il rock-groove pastoso e muscolare incontra distorsioni trancianti, anche se nel complesso fin troppo minimalista.
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