A due anni da quel "Avoid The Light" che me li fece scoprire e che li impose all'attenzione del grande pubblico, tornano i tedeschi Long Distance Calling con un nuovo album che porta semplicemente il loro nome: in effetti non si può dire che questo "Long Distance Calling" non sia rappresentativo del sound del gruppo, considerato come da un punto di vista stilistico sia la naturale prosecuzione di "Avoid The Light". Se già conoscete questo gruppo saprete che propongono un post rock quasi interamente strumentale e molto atmosferico, componente a cui gli effetti di Reimut van Bonn contribuiscono in maniera determinante. Le canzoni si presentano come molto lunghe ed articolate, ma hanno il grosso pregio di non annoiare mai nè di trascinarsi inutilmente, grazie ad un songwriting vincente che ci regala canzoni del calibro di "Invisible Giants", "Arecibo (Long Distance Calling)", "Into The Black Wide Open" o "The Figrin D'an Boogie", senza scordare la lunga e conclusiva "Beyond The Void", che i fan dei Long Distance Calling troveranno molto familiari. Ma anche i neofiti rimarranno certo colpiti da "Long Distance Calling", un disco certamente non immediato ma di fronte al quale ogni amante della musica non può rimanere insensibile.
Pur non stravolgendo affatto il loro sound, i Long Distance Calling sfornano quindi un altro pregevole disco che certamente soddisferà i loro fan e che ne procurerà di nuovi alla band tedesca. Emozionante, atmosferico, talvolta potente nelle sue esplosioni di chitarra: "Long Distance Calling" è tutto questo e molto di più.