Copertina 5,5

Info

Anno di uscita:2011
Durata:61 min.
Etichetta:SPV/Steamhammer

Tracklist

  1. LEAVE IT BEHIND US
  2. YOU
  3. WRONG
  4. FROZEN
  5. RESTORING THE LOSS
  6. TO FIT THE MOLD
  7. OUT OF REACH
  8. THE PHANTOM LETTERS
  9. THE DISEASE...
  10. IT COMES FROM WITHIN
  11. FREE
  12. I´M DROWNING ALONE
  13. …AND THE DISTANCE

Line up

  • Tom S. Englund: vocals, guitars
  • Marcus Jidell: guitars
  • Johan Niemann: bass
  • Rikard Zander: keyboards
  • Hannes van Dahl: drums

Voto medio utenti

Cosa sta succedendo agli Evergrey? Da un paio d’album, la band che tanto ci ha fatto emozionare negli anni passati sembra la copia sbiadita di ciò che era. Cambi di line-up, attitudine sempre più Mtv-esca e (apparentemente) meno sincera, seppur ancora ottimi quanto a resa live… C’è qualcosa che non quadra, decisamente. E se, a tutto questo, aggiungiamo l’ennesimo, drastico stravolgimento di line-up, che vede superstiti solo il mainman Tom Englund ed il tastierista Rikard Zander, forse riusciremo a trovare qualche motivazione al perché questo “Glorious Collision” sia, a parere di chi scrive, un mezzo passo falso.
Eppure, navigando sulla homepage della band, troverete ben evidenziati quotes da capogiro, provenienti da riviste e webzines di mezzo mondo, tutte inneggianti al capolavoro, all’album dell’anno, all’ennesimo disco superbo di una band perfetta… Dove sta l’inghippo?

Il nuovo album, insomma, soffre a mio avviso di una preoccupante caduta di ispirazione, abbinata ad una tendenza al radio/video-friendly che tanti danni ha fatto nel nostro genere preferito, e che sembra aver afflitto anche Tom, che mai come in passato si prodiga a creare brani-fotocopia, buoni per Headbangers’ Ball o quel cacchio che passa adesso, ma che suonano falsi e fintamente sofferti, sia nel timbro della voce, sia nell’arrangiamento, che a questo punto oso definire, con un ardito giro di parole, emo-friendly… Il marchio di fabbrica della band, quel senso di tragicità e drammatico che riusciva a permeare ogni release fino a “The Inner Circle”, sembra ora asservito alla logica del “facciamo il disco tragicone e tristone, che va taaanto di moda”, dimenticandosi di soppalcare il tutto con un’adeguata struttura musicale: ecco che nascono canzoni come “You”, il primo singolo estratto “Wrong” ed un’altra manciata, che mancano di anima, di quel qualcosa che te le faccia distinguere l’una dall’altra. L’attitudine più precipuamente metal e “scandinava” della band si conserva ancora solo in sporadici episodi, come l’opener “Leave it Behind Us” o “It comes from Within”, quest’ultimo decisamente il pezzo più riuscito del lotto. Nel mezzo, un numero fin troppo elevato di capitoli deboli, trascinati e spompati. Ed è un gran peccato, per una band che, a mio avviso, aveva nella personalità la vera arma in più che la distingueva dalla massa.

Speriamo dunque vivamente in un ravvedimento di Tom e soci, perché la strada intrapresa sembra inesorabilmente condurre ad un limbo di noia e di una mediocritas ben poco aurea.



Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 14 lug 2011 alle 12:03

Che album pacco!! Sa di finto lontano un Km. Vabbbbene amare un gruppo ma non esagerate nel difenderlo. Sbranf, per me sei stato anche troppo generoso

Inserito il 01 mar 2011 alle 19:36

Ahahah, sui Freedom Call non mi esprimo! Una volta il senso di epica tragicità sembrava naturale, sentito; adesso mi pare calcolato, forzato. Ecco la differenza che sento, ed ecco il perchè delle mie parole.

Inserito il 01 mar 2011 alle 16:45

AH NOOO!!! NON TOCCATEMI GLI EVERGREY!!! O__0 5,5 è poco se confrontato con quello che si sente in giro da altre band del "genere",ma se confrontato con il passato degli stessi Evergrey...beh ad esser pessimisticamente realisti ci può stare (anche se io un bel 6,5 lo do volentieri). Il grandissimo cambio di lineup non ha portato giovamento e non ha rinfrescato con nuove idee il songwriting di Tom,anzi credo che i "nuovi "abbiano impoverito uteriormente la band dal punto di vista tecnico.Il nuovo chitarrista già con i Royal Hunt non sembrava così talentuoso. Il Progressive dei "capolavori" "in search of truth" e "recreating day" sembra non interessare +. Questo nuovo album è fatto di buone canzoni (forse un po' troppo simili le une con le altre ma cmq buone),di facile ascolto sì ma non può esser visto solo come un difetto! Parlare poi di "emo" e dire “facciamo il disco tragicone e tristone, che va taaanto di moda” mi sembra una cazzata...trovami "allegria" in un qualsiasi loro album e ti faccio un applauso! a sto punto dimmi che preferisci band come i Freedom Call... *__*

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