Se è vero, come sembra vero, che un album come "A Different Kind Of Light" ha visto la luce negli States addirittura nel 2009 per planare soltanto ora nel vecchio continente, significa che siamo davvero messi male. Tanto per capirci,
The Statesboro Revue sono quello che i Black Crowes dei fratelli Robinson vorrebbero essere e non riescono più, per motivi anagrafici, di motivazione, o di inaridimento compositivo. Bastano pochi secondi di "Little Girl Like You" per mettere le cose in chiaro: rock'n'roll ruspante, sudaticcio, nerboruto, come nei migliori hit firmati Lynyrd Skynyrd. La spettrale slide guitar di "The Other Side" e le pennellate hard blues di "The Painter" confermano la verace vena "sudista" di The Statesboro Revue, una vocazione esaltata in special modo dal vocalist Stewart Mann, vero mastermind della situazione. "Shine On" vive su un giro armonico di chitarra che avrebbe fatto gola persino ai Led Zeppelin dei "glory days", ed il jamming selvaggio in cui si tuffa la band è roba ancestrale e, proprio per questo, ancora attualissimo. Quello che più colpisce di questo platter è il senso di amalgama del gruppo, un risultato che si ottiene soltanto suonando, suonando, e ancora suonando, non certo scambiandosi file da un capo all'altro del globo, come attualmente accade per i milioni di side project che intasano un mercato discografico sempre più schizofrenico. Quando Mann declama il refrain della title-track, affermando "I see my world in a different kind of light", provate per un attimo ad immaginare un mondo senza Internet, in cui il passaparola avviene esclusivamente tramite esperienze "vere" e non virtuali. Sono sicuro che, così facendo, apprezzerete ancora di più il rock'n'roll "sempreverde" di The Statesboro Revue.
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