Questo è il primo album dei Leng Tch'e, band belga dedita al grindcore. Il moniker è di origine cinese (deriva da un particolare tipo di tortura) e significa pressappoco morte dalle mille ferite da cui il titolo dell'album "Death By A Thousand Cuts". Per la cronaca si tratta di una tortura nella quale la vittima è drogata e la si fa a pezzi senza che possa avvertire nulla finché non è, ormai, troppo tardi. Tralasciando da parte i convenevoli c'è da dire che questi belgi possono, a buon diritto, essere considerati una sorta di abbecedario del grindcore, nel senso che hanno tutti gli elementi indispensabili per un disco di tale sorta. Il sound è abbastanza ortodosso, se si eccettua qualche influenza death metal soprattutto in alcune parti di brutale growl, le songs sono tutte molto brevi e velocissime, le accelerazioni fulminanti ed il drumming devastante, e non mancano testi che spaziano dal sociale al nichilismo. Dulcis in fundo si sono anche svariati samplers, tra cui uno gustosissimo in inglese che narra tutti i vari significati della parola "Fuck" in relazione ai diversi contesti in cui è usata. E c'è pure la ghost track! Come vedete quindi non siamo dalle parti di un disco che brilli per originalità ed inventiva. Quello che posso assicurare, però, è che la band ce la mette tutta per risultare credibile e la prova risulta anch'essa buona e nella media delle uscite odierne. Le songs quando vogliono sanno far male, aiutate da una buona produzione che mette in risalto soprattutto un riffing tritaossa. Se è vero che è il particolare che fa la differenza allora vi assicuro che questo disco mi ha fatto buona impressione per la cura dei particolari, a partire dal booklet e dalla copertina (non la solita mostra di frattaglie e interiora) per finire alla cura con cui è stato "assemblato" il tutto. Come debut non è niente male.
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