Dopo due anni di attesa ecco puntuale a fine maggio, come di consuetudine, il nuovo album dei faroesi
Tyr intitolato "
The Lay of Thrym" e pubblicato come sempre dall'austriaca
Napalm Records.
Per spazzare via immediatamente ogni dubbio a riguardo, riteniamo che fatta eccezione per i primi due lavori, precisamente "
How Far to Asgaard" ed "
Eric the Red", pubblicati al tempo per la locale Tutl Records e poi riediti dalla Napalm stessa, "
The Lay of Thrym" rappresenti il disco migliore della loro discografia, sebbene sia necessario fare delle precisazioni a riguardo, poichè la scelta stilistica di questo nuovo capitolo potrebbe far storcere la bocca a molti fan, specialmente quelli di vecchia data.
Dopo l'epicissimo debutto, il progressivo follow-up, l'intricatissimo e monolitico "
Ragnarok", il folkeggiante "
Land" ed il classicheggiante "
By the Light of the Northern Star", per la prima volta nella loro carriera i Tyr non effettuano una svolta e confermano il sound del disco precedente, accentuando il carattere "power" dei loro brani, sempre più easy listening e catchy e sempre meno oscuri e complicati; questo non significa melodie banali, scelte discutibili o soluzioni per la massa, stiamo pur sempre parlando dei Tyr, ma senza dubbio ci troviamo di fronte una band assai lontana da "
God of War", "
Alive" o "
The Hammer of Thor", che oggi preferisce conquistare l'ascoltatore grazie alle anthemiche "
Flames of the Free", l'inarrestabile "
Take Your Tyrant" e la "danzereccia" "
Shadow of the Swastika", ma non sono da meno per validità ed efficacia del refrain "
Hall of Freedom" e "
Fields of the Fallen".
I brani cantati in lingua faroese come per il predecessore sono solamente due, entrambi spettacolari, mentre una menzione a parte la meritano la semi-ballad "
Evening Star", davvero toccante e magica nel suo crescendo, la rabbiosa "
Nine Worlds of Lore", senza dubbio uno degli highlights dell'album insieme alla title track, posta in chiusura, che ci riporta alla mente la vecchia "
Regin Smidur", presente su "
Eric the Red"
(colpevolmente definita dal sottoscritto nella videorecensione come primo video della band, dimenticando la grandiosa "Hail to the Hammer" dell'esordio!!!), specialmente nella parte iniziale; in ogni caso si tratta di una delle canzoni migliori della loro produzione, ricca di pathos, di assoli struggenti, di riffs epici e battaglieri.
In definitiva il nuovo album dei Tyr riprende in pieno le caratteristiche di "
By the Light of the Northern Star", enfatizzando le caratteristiche classicheggianti (vedi in particolar modo gli assoli), e migliorandone il risultato finale, grazie ad una qualità del songwriting sempre elevatissima che ci consegna dieci composizione assolutamente entusiasmanti sotto ogni punto di vista.
La produzione pressochè perfetta esalta la carismatica voce di
Heri Joensen ed anche la confezione, a partire dalla splendida copertina, è persino superiore alle aspettative.
Senza dubbio uno dei dischi dell'anno in corso che magari farà storcere la bocca a chi mal sopporta sonorità più "allegre" ed ariose ma che ci consegna dei
Tyr sempre più protagonisti per qualità del panorama metal internazionale.