Quando il sommo Graz mi ha proposto la recensione dei
Katana ho accettato all’istante. Mi è bastato guardare una loro foto e rimanere folgorato dalla loro tamarraggine per decidere di approfondire la mia conoscenza sul gruppo. Se non siete amanti dei mitici anni ’80 non potete capire il perché del mio amore a prima vista. Ero sicuro che cinque svedesi che si conciano in quel modo dovevano avere, inevitabilmente, anche delle reali basi musicali per evitare che il mondo intero gli ridesse dietro, e infatti così è stato. Con questa premessa mi sembra superfluo sottolineare come l’esordio dei Katana non abbia neanche una briciola di personalità o di originalità, ma non per questo è da bocciare, anzi. Se i brani sono validi, se i ritornelli sono così fottutamente kitch e ti prendono al primo ascolto, se l’album è suonato bene e soprattutto sa di fresco ed è sincero, chi se ne frega se ascoltandolo si ha una sensazione di deja vu? I ragazzi ci sanno fare, riescono a creare dei brani che scorrono via in spensieratezza, fin dalla opener “Livin’ without fear”, e riescono a creare una gustosa miscela tra pezzi più spiccatamente classic metal, ed altri più patinati, come “Phoenix on fire”, in cui i nostri strizzano l’occhio a sonorità sempre rigorosamente eighties, ma più vicine a band tipo Dokken e simili, senza nascondere, quindi, un certo amore anche per l’hard rock di quegli anni. Sinceramente a meno che non siate modernisti a tutti i costi o fruitori soltanto della frangia più estremista del metal, non so come potreste rimanere indifferenti ascoltando “Heads will roll”. Se avete dentro di voi ancora quello spirito sbarazzino e goliardico, che non dovrebbe mai mancare in un vero metal kids, apprezzerete senz’altro brani frizzanti come “Blade of katana” o “Rebel ride”, e vi ritroverete come dementi nella vostra camera a suonare la vostra chitarra immaginaria, incuranti della nonna che viene a rompere a casa vostra o del vicino che vi urla dietro perché alzate troppo il volume. Insomma, un buon modo per passare una quarantina di minuti in allegria. L’unico dubbio che mi assale è questo. Non vorrei che dopo il thrash revival degli anni scorsi sia ora la volta del classic metal. Sarebbe alquanto triste, come lo è stato per il thrash, veder proliferare centinaia di band che cavalcano soltanto l’onda e non sono mosse, invece, da passione vera come nel caso dei Katana o degli Enforcer, guarda caso anche loro svedesi… Se da una parte è giusto andare a riscoprire vecchi vinili rimasti nel dimenticatoio ma sicuramente validi, è altrettanto giusto dare spazio a nuove band che riportano in auge sonorità per lo più ormai quasi del tutto dimenticate, almeno dalla massa e dai giovanissimi. Purché il tutto, non diventi, però, una sterile moda, perché, non scordiamocelo, il metal tutto dovrebbe essere tranne che trend, anche se ormai da anni la tendenza è pericolosamente questa… Io intanto rimetto su i Katana e ricomincio a scapocchiare… e chi se ne frega delle mode…
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?