Mudvayne - The End of All Things to Come

Copertina 7

Info

Anno di uscita:2002
Durata:52 min.
Etichetta:Sony
Distribuzione:Epic

Tracklist

  1. SILENCED
  2. TRAPPED IN THE WAKE OF A DREAM
  3. NOT FALLING
  4. (PER)VERSION OF A TRUTH
  5. MERCY,SEVERITY
  6. WORLD SO COLD
  7. THE PATIENT MENTAL
  8. SKRYING
  9. SOLVE ET COACULA
  10. SHADOW OF A MAN
  11. 12:97:24:99
  12. THE END OF ALL THINGS TO COME
  13. A KEY TO NOTHING

Line up

  • Chud: vocals
  • Guug: guitars, vocals
  • Spug: drums
  • Ru-D: bass

Voto medio utenti

Schifati dai cultori europei del nu metal come cloni poco ispirati dei migliori Slipknot, anche loro affondati nella melma dell'indifferenza con il secondo album, i Mudvayne tornano con il nuovo lavoro "The End of All Things to Come" che ancora una volta come in occasione del debutto "L.D.50" dividerà il gretto pubblico statunitense, lascerà indifferente quello europeo e farà felice le casse della Sony che potrà confidare senz'altro in un incasso decisamente superiore rispetto al primo episodio.
Diciamoci la verità, non c'è un briciolo di puro talento nei Mudvayne, gruppo derivativo e copione come pochi, il che gli preclude lo status symbol di gruppo leader del movimento, posizione riservata a ben altri calibri come Korn, P.O.D., Disturbed e Deftones, ovviamente ognuno nella propria sfaccettatura hip-hop, rap, aggressiva o melodica che sia.
Tra maschere, urlacci ed impatto, i Mudvayne erano riusciti comunque ad ottenere l'attenzione della Sony ma questa volta serviva qualcosa di più, quel "quid" che permettesse di vendere milioni di copie in più: che importa se per farlo bisogna inserire delle belle melodie catchy e del cantato pop?
In fondo anche i Linkin Park sono un gruppo pessimo, eppure vendono camionate di dischi, passano su MTV ogni 10 minuti e sono gli untori dell'ala melodica del numetal tra i 14enni brufolosi possessori di quei 20 dollari che fanno muovere il mondo.
E allora puntiamo meno sull'impatto fine a se stesso, ammorbidiamo i toni ed otteniamo un disco sicuramente più godibile, falso come il primo, ma forse finalmente in grado di farci vedere che i Mudvayne, pur copiando, sono in grado di realizzare qualcosa di buono. (Per)Version of a Truth ci mostra come stuprare l'onesto rap metal ruffiano dei P.O.D. (decisamente superiori e più convinti anche se terribilmente derivativi anch'essi), World So Cold e Not Falling, il singolo, non mancano di coinvolgere e di stamparsi in testa e non sembra casuale la scelta di piazzare in fondo A Key to Nothing, forse il brano più coraggioso ed interessante ma anche meno commerciale, quasi a tenerlo nascosto dalle orecchie pacioccose dell'adolescente di turno, in cerca di melodia falsamente metallica o di aggressività fine a se stessa.
Il risultato finale non ci consegna una band sopraffina, i Mudvayne non lo saranno mai e basterebbe assistere ad un loro concerto per rendersi conto che solo il bassista è degno di imbracciare uno strumento, ma finalmente in grado di poter comunicare qualcosa e di soddisfare le grandi platee che solo il nu metal sembra poter avere in questo spaccato di secolo. Magari adesso sfilategli quelle ridicole maschere di dosso e forse otterranno anche il rispetto della critica statunitense.
Ed in fondo i ragazzi sono da stimare, come divenire milionari senza essere convinti e senza essere talentuosi, e farsi apprezzare per questo. D'altronde gli Amen hanno fatto scuola in questo.
Recensione a cura di Wes Lukjer

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