Non tutte le nuove formazioni (gli
Hunted si sono formati nel 2006) che si affacciano alla scena Metal sono state contagiate dalla
Revival Wave of Heavy Metal, infatti, questi ragazzi provenienti dal Galles, in occasione del loro primo full lenght, snocciolano un sound d'acciaio che si piega solo sotto l'influenza di gruppi come Judas Priest, Iced Earth, Vicious Rumors e Nevermore (e di questi ultimi riprendono anche la sempre stupenda "The Heart Collector"), ma che lascia intravedere una discreta personalità e grandi mezzi tecnici, sottolineati dai passaggi di stampo progressive che ne caratterizzano il songwriting, sopratutto per quanto riguarda la prova del chitarrista Steven Barberini e dell'ottimo vocalist Chris G.
Le canzoni mostrano un buon tiro e dinamismo (solo la resa del drumming di Matt Thomas viene penalizzata da un suono un po' troppo meccanico) facendosi davvero apprezzare tutte quante, e se devo indicarne alcune delle più rappresentative non posso che puntare sulla malinconica, per quanto pur sempre articolata, "Aria (In Memoriam)", "Impaled" (dove gli Hunted sfidano il Progressive Metal a colpi di Thrash... o viceversa) e "Shadows" (il brano più completo dell'album).
Certo la scelta di chiudere il disco con la già citata "The Heart Collector" (da "Dead Heart in a Dead World"), peraltro ripresa alla grande, getta una piccola, ma ingombrante, ombra sulle canzoni che l'hanno preceduta, tuttavia è innegabile che "Welcome the Dead" sia un album in grado di camminare da solo... e a testa alta.
Sono pronto a scommettere che il loro prossimo album non sarà un'autoproduzione e che troveranno ben presto il supporto di una label.
Well, its a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
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