Trio di Lecco, i
Mezcal s’impegnano in uno stoner rock energico, che evoca le
highways ed i deserti americani. Il loro primo demo inizia con la brevissima citazione di un noto western-spaghetti, con la quale apprendiamo che il nome della band corrisponde a quello di uno dei personaggi del film in questione. Seguono tre brani di media lunghezza, ispirati alle correnti più classiche del genere.
“Drowning” è una solida canzone tosta e muscolare, che bada al sodo senza tanti fronzoli. Discreto groove ed un pizzico di appeal melodico.
“Big daddy” si presenta invece più sorniona e rilassata, molto statunitense nei contenuti e con atmosfera da scorribanda in terra messicana.
Il terzo e conclusivo episodio aggiunge delle buone sfumature “space” alternate ad accelerazioni di stampo kyussiano, ed al momento sembra il pezzo più sostanzioso e interessante della formazione lombarda.
Logicamente si tratta di un primo assaggio, ancora interlocutorio, delle capacità dei Mezcal. S’intravede del potenziale, ed anche una determinata compattezza, ma è presto per giudizi approfonditi. Comunque è l’ennesimo gruppo che si affaccia alla scena stoner italiana, poco pubblicizzata ma sempre capace di portare alla ribalta piacevoli realtà underground.
Chissà che tra qualche tempo i Mezcal non si confermino una di esse.
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