Macabre. Forse ai frequentatori più “giovincelli” di Metal.it questo nome dirà poco o nulla, ma a chi ha qualche primavera sulle spalle come il sottoscritto, la band statunitense ricorda i tempi effervescenti in cui il death metal era ancora una entità in formazione in cui convivevano, oltre agli elementi che poi avrebbero canonizzato il genere, anche parti estreme del thrash oltre a quelle grindcore.
Nel 1987 “Grim reality” uscì per la Decomposed Records attirandosi l’interesse dei ragazzini che erano stufi del metallo da copertina, delle produzioni patinate e della permanente dei chitarristi/cantanti che erano in auge in quegli anni.
L’olandese Hammerheart ha pensato bene di riproporre, ad un prezzo abbordabile ed invitante, “Grim reality” affiancando ai brani del 1987 la versione remixata dal produttore-guru Neil Kernon (dietro ai lavori di Cannibal Corpse, Nile, Deicide, Nevermore c’è questo oscuro individuo).
Una buona occasione per familiarizzare con brani veloci come schegge impazzite quali “Serial killer”,“Hot rods to hell” e “Son of Sam” in cui l’influenza dei Genocide (poi Repulsion) è più diretta, o il bizzarro esercizio strumentale “Mass murder”.
Canzoni che riportano ad un periodo in cui la voglia di suonare il più velocemente possibile e quella di infrangere ogni regola musicale erano l’obiettivo dei kids più estremi d’oltreoceano di quegli anni così come esattamente riportato da Adrian Mudrian in “Choosing death – the improbable history of death metal and grindcore”.
Probabilmente oggi può sembrare il tutto dannatamente ingenuo, soprattutto a chi ha nelle orecchie le note filtrate da chissà quale distorsione o postproduzione, ma ciò non significhi che non meriti rispetto, perché ciò che siamo oggi passa anche da qui.
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