Ennesimo ritorno sulle scene per una band di discreto successo negli anni ’90. Come spesso accaduto negli ultimi tempi, si tratta di un ottimo come-back, che riporta sotto i riflettori ciò che forse per troppo tempo è rimasto nell’ombra.
Gli
Electric Boys, fortunatamente, sono stati in grado di non distanziarsi dalle proprie origini, tornando a proporre un funky rock estremamente vario e caratterizzato sia da momenti hard che da parti più delicate. Se ci sentite qualche filler, vi prego, ditemi dove, perché io non ne ho trovati: dodici brani tutti diversi, tutti a proprio modo accattivanti e piacevolissimi. Da lode piena gli episodi più arditi, come l’opener
Reeferlord o
A Mother Of A Love Story, così come i pezzi dove la componente funky risulta più in evidenza:
The House Is Rockin’,
Father Popcorn’s Magic Oysters e
Welcome To The High Times. Da citare anche
The Day The Gypsies Came To Town, con le sue melodie sixties e l’incredibile arrangiamento, così come
Ten Thousand Time Goodbye, che basterebbe da sola a distruggere l’intera collezione di singoli dei Red Hot Chili Peppers da Californication in poi, giusto per tirare in ballo ciò che la maggior parte della gente reputa “funk rock”, senza magari conoscere band come gli Electric Boys o, tanto per scomodare gli dei, gli Extreme.
Per gli amanti del genere e delle sperimentazioni più genuine, questo è sicuramente un album da avere. Forse non durerà nello stereo decine e decine di settimane, ma è davvero un gran bel disco, in grado di accompagnare piacevolmente l’estate ormai alle porte.
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