Dopo aver assistito a limitatissime ristampe di ogni tipo e formato - non ultima quella in vinile quadruplo del fenomenale “Panzer Division Marduk” - finalmente la band guidata da Morgan Hakansson esce dal torpore in cui era entrata dopo il rilascio di “Wormwood” pubblicando l’ep di inediti “Iron dawn”.
Già attraverso il primo ascolto si nota che il quartetto ha cambiato parzialmente rotta rispetto al precedente lavoro.
Per quello che riguarda la registrazione del suono delle chitarre, infatti, non si avvertono né echi né risonanze, ma il ritorno ad un suono più asciutto che mi ha riportato alla mente le produzioni di inizio anni 2000 quali quelle di “World funeral” e “La grande danse macabre".
Dei tre pezzi contenuti nell’EP, i primi due – “Warschau II headhunter halfmoon” e “Wacht am Rhein drumbeats of death” - sono assalti sonori in piena regola che suonano Marduk al 100%, due bombardamenti di artiglieria pesante dal riffing felicemente ispirato.
Con la terza traccia, “Prochorovka - blood and sunflowers”, si cambia completamente registro riportando gli svedesi nei territori più sperimentali ed ipnotici già incontrati nel controverso “Rom 5:12”.
Rimanendo in attesa del dodicesimo album in studio, “Iron dawn” ci restituisce una band ancora in forma e capace di dire la sua all’interno di una scena mai così frammentata e contaminata, in cui sembra sia diventato obbligatorio unire i pattern black a qualcosa d’altro per esser notati da etichette e pubblico.
Fortunatamente, per voi e per me, i Marduk rimangono una certezza.

P.S.: ovviamente il voto riflette l'esiguo numero di pezzi contenuti in "Iron down" e non la qualità degli stessi.