Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2019
Durata:30 min.
Etichetta: Hells Headbangers Records

Tracklist

  1. GOD OF ALL CONSTELLATION
  2. HOLY BLOOD, HOLY GRAIL
  3. THE BLACK KING
  4. SEVEN JINN
  5. IMPOSSIBLE FORCE
  6. TABLE OF UNCREATION
  7. ALL TIME IS NOW
  8. BEFORE THEM AND BEHIND THEM
  9. FATIR

Line up

  • Paul Ledney: everything

Voto medio utenti

Guarda guarda chi si sente, Paul Ledney, dopo le scorribande sonore con i Profanatica freschi di ritorno discografico, ecco che il nostro torna con la sua one-man band per il terzo capitolo musicale personale.
Io il nome Havoej me lo ricordo molto bene, perché da ragazzo, poco più che adolescente, per conoscere i primi rudimenti del black metal mi venne prestata una compilation dedicata al genere.
L’etichetta che la stampava, la britannica e defunta Blackend aveva raccolto i migliori artisti dell’epoca tra i quali Emperor, Gorgoroth, Enslaved, Ved Buens Ende e molti altri.
E come ultimo brano annoverava proprio il progetto del musicista e factotum americano fresco allora di contratto con la Candlelight Records.
Ora lo ritrovo col terzo album, un disco fosco, dove il black metal si mischia col doom ma soprattutto col rumore bianco.
Basta sentire l’opener “God of all constellation”, dove rumorismi cacofonici, una batteria pesantissima e dal ritmo elefantiaco da colpi che sembrano mazzate.
Le chitarre sono un rumore zanzaroso di fondo e il nostro usa vocals profonde, cavernose e poco distinguibili.
Holy blood, holy grail”, sembra un intermezzo rumoroso dove la batteria segna il tempo in una sorta di gorgo sonoro senza fine.
Seven jinn”, parte con rumorismi per poi ecco un violento up tempo con colpi pesanti e riverberati, echi e uno screaming catacombale.
Il brano poi ha improvvisi rallentamenti con stacchi elefantiaci.
La titletrack è dinamica con la batteria che è l’unico strumento udibile con certe tastiere in sottofondo ma coperte dal rumore bianco, il brano ha anche cadenze lentissime e sembra un rituale arcano e maligno.
All time is now” riprende il discorso doom con un brano pesante, lento fino all’inverosimile e il senso di disorientamento è forte.
Le vocals del buon Ledney profonde e ricche di eco servono a dare respiro alla cadenza del ritmo mentre il riverbero cresce sempre di più.
Un disco non per tutti, estremo in ogni senso, un album che potrebbe piacere ai fanatici dello sludge più duro e del black metal mortifero.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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