Copertina 8

Info

Anno di uscita:2011
Durata:62 min.
Etichetta:Nuclear Blast

Tracklist

  1. ICONOCLAST
  2. THE END OF INNOCENCE
  3. DEHUMANIZED
  4. BASTARDS OF THE MACHINE
  5. HERETIC
  6. CHILDREN OF A FACELESS GOD
  7. ELECTRIC MESSIAH
  8. PROMETHEUS (I AM ALIVE)
  9. WHEN ALL IS LOST

Line up

  • Russell Allen: vocals
  • Michael Romeo: guitars
  • Michael Pinnella: keyboards
  • Jason Rullo: drums
  • Michael LePond: bass

Voto medio utenti

RECENSIONE SCRITTA



I Symphony X ci hanno abituati ad aspettare. Che ci piaccia o no, la band di Michael Romeo e soci pubblica albums con una cadenza abbastanza ‘ampia’; non è quindi una sorpresa l’aver dovuto attendere ben quattro anni per ascoltare il successore del magnifico “Paradise Lost”. Ma tant’è, la Nuclear Blast, nuova label della band, ha preparato il pacchetto dono, e così ecco, nelle mani di uno Sbranf eccitato come un bambino davanti al regalo di Natale, il nuovo “Iconoclast”.

Partiamo dai dati tecnici: il cd verrà rilasciato fondamentalmente in due versioni: una a due cd, che la stessa band considera la versione ‘vera’ dell’album, ed una versione con un solo dischetto, che è poi quella tra le mie mani, in cui alcuni brani sono stati omessi, per creare un prodotto più facilmente fruibile e vendibile. La copertina e tutto l’artwork, anche stavolta, sono opera di quel Warren Flanagan già al lavoro con Watchmen, X-Men ed altri impegni fumettistico-cinematografici, ed il tema eviscerato questa volta si rifà alle macchine, alla lotta tra l’uomo ed una tecnologia disumanizzante che rischia di renderlo solo un ingranaggio del sistema. È in realtà un tema già sviluppato dai S’X nella track “Church of the Machine”, presente in “Twilight in Olympus” del 1998, ma stavolta il sotto-concept permeerà l’intero lavoro, che pure un concept non è. Finite le premesse, entriamo nel vivo.

Nove i brani nella nostra versione, ed il tutto si apre con la title-track, lunga song di quasi 11 minuti, che setta il mood dell’intero lavoro: power/prog nel più puro stile Symphony X, il divino Russell Allen sempre più spostato verso uno stile rude ed aggressivo, ma senza perdere un’oncia della sua potenza o estensione, un ottimo lavoro di tastiere che, oltre a sostenere le basi ritmiche di Romeo, Rullo e LePond, arricchiscono l’intero album di suoni meccanici, tecnologici, che richiamano alla mente il concept di base precedentemente enunciato. Seguiranno, a ruota, una manciata di songs una più potente ed aggressiva dell’altra: dai due ‘singoli’ “The End of Innocence” e “Dehumanized”, già proposti per il pre-ascolto e già presentati in sede live anche in Italia, a potenti mazzate come “Bastards of the Machine”, “Heretic” e “Electric Messiah”, è tutta una sarabanda tra il ‘potente’ ed il ‘potentissimo’, con pochissimi cali di tensione o cambi di atmosfera. La spiegazione ce l’ha data lo stesso Romeo nell’intervista testé realizzata: il tema delle macchine disumanizzanti ha spostato il campo di gioco verso suoni ed arrangiamenti molto tirati e spietati, riducendo ovviamente lo spazio per momenti dolci o romantici. Ma non disperate, amanti dei Symphony X più coccolosi: l’ultima “When all is Lost” si concede un’atmosfera più sofferta e slow, seppur definirla una ballad, come fece Mike nell’intervista, mi sembra un filo azzardato!

Nel mezzo, non citati, brani complicati ed intricati, in cui mi saltano subito all’orecchio un paio di considerazioni meramente tecniche:
- Finalmente molto ben udibile il basso di Mike LePond, che in più di un’occasione si prende il permesso di uscire dal pattern ritmico per dipingere veloci ma micidiali pennellate di note;
- Michael Romeo mantiene i suoi sacri spazi per i solos, dove però comincia ad osare un pelo in più con l’effettistica: stavolta sentirete, in più di un solo, un uso magistrale del whammy, effetto quasi mai usato da Mike, che ha una resa dinamica decisamente interessante;
- Ascoltando con attenzione “Iconoclast”, noterete l’incredibile e certosino lavoro di Jason Rullo, batterista spesso sottovalutato. Qui, Jason ci regala scansioni ritmiche complicate, in cui ogni battuta ha un preciso schema di cassa-rullante, sempre diverso e mai scontato, anche nelle parti in 4/4, laddove la band potrebbe solo accompagnare la strofa ed il riff portante.

Insomma, l’ennesimo disco articolato, complesso, affascinante e non immediato dei Symphony X. È certamente la non-immediatezza di “Iconoclast” l’unico, vero neo di quest’album, ed è proprio questa prima reazione all’ascolto che mi ha fatto molto riflettere. Laddove “Paradise Lost” o “The Odyssey” si schiudevano al primo giro, calando subito gli assi, qui la partita è giocata su un livello più sottile: mai come in passato, “Iconoclast” ha bisogno di tempo per essere effettivamente fruito appieno. Non vi nascondo che sono partito da una sensazione di mezza delusione, e che questa sensazione ha lentamente, ma costantemente virato verso un’ammirazione per il lavoro di arrangiamento di quest’album: i pezzi, a mio avviso, non hanno la potenza espressiva a cui la band ci aveva abituato, le linee vocali non fanno gridare al miracolo, ma il tutto è sicuramente stato compensato con un lavoro mostruoso in fase di arrangiamento, mostruoso e (fortunatamente) ben riuscito. Non siamo di fronte al nuovo capolavoro dei Symphony X, ma di certo abbiamo un’ora e passa di interessantissimo, virtuosistico, potente power/progressive metal da ascoltare. I maestri sono tornati, ma stavolta sarà il vostro atto di fede a permettervi l’ingresso in questo reame strano, oscuro, meccanico e contorto che risponde al nome di “Iconoclast”.


RECENSIONE ORALE


Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino
Mezz (?) Delusione

Ho scritto mezza delusione, ma per i standard dei S-X la posso definire delusione con la D maiuscola...

Un uragano di metal pirotecnico

Tutti i loro albem, ad eccezione dei primi due, meritano il massimo dei voti. Qui non c'è molto spazio per la componente sinfonica, ma in 83 minuti non c'è un solo secondo di noia, con riff memorabili e quattro songs da tramandare ai posteri: Iconoclast, children of a faceless God, when all is lost e reign in madness

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 22 ott 2011 alle 14:46

Ho scritto mezza delusione, ma per i standard dei S-X la posso definire delusione con la D maiuscola. Partiamo dalla fine: il disco acquistato al concerto di Rimini ha già smesso di girare nel mio autoradio. E non è cosa assolutamente normale per un vero ammiratore di questa grande band!! Di tutto il lavoro, do pieni voti alla traccia iniziale e a quella finale. Nel mezzo si salva ben poco, abituato dai concepts che hanno sciolinato nella loro carriera, questo album mi fa arrabbiare perchè manca di personalità e del tocco inconfondibile S-X (tralasciando i due brani di cui sopra). Brani in sitle Pantera, Judas Priest (quelli dei primi anni 2000) e parti soliste dove la fanno da padrone riecheggi in stile Dream Theater (vedi sopratutto le parti di tastiera e chitarra) mi hanno scoraggiato a proseguire l'ascolto. Peccato, speriamo che i veri S-X tornino presto sui loro livelli mostruosi ai quali mi ero molto bene abitutato!!!

Inserito il 23 giu 2011 alle 20:05

Zannino, di sti tempi sei particolarmente nervoso.... Dai, relax, lo so che fa caldo, ma poi passa!

Inserito il 23 giu 2011 alle 12:08

8? Disco non immediato? Eddai sbranfino, dimmi che ti si è riaperta la fontanella.......questo disco l'ho "già sentito" dopo 10 secondi, altroché se è immediato. Infatti finisce immediatamente nella spazzatura.

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