Heavy Metal proveniente dagli States - quello degli
Artizan - giunto dopo una tappa in Germania - in casa della
Pure Steel Records - per concretizzarsi nell'album "Curse of the Artizan", esordio sulla lunga distanza per questo quintetto che aveva già realizzato un autotitolato EP nel 2008, dal quale vengono ripresi tutti tre i brani che ne facevano parte.
Il loro esordio si apre comunque su un pezzo nuovo, "Trade the World", dal passo marziale e sorretto da delle buone linee vocali, cui segue una delle tre canzoni cui accennavo poc'anzi, la più ruvida "Rise", per poi chiudersi all'insegna della conclusiva titletrack, epica e straripante, tutte canzoni accomunate da un guitarwork fluente e spesso ispirato ("The Man in Black", "Fading Story"...), accompagnato dal pulsante drumming di Ty Tammeus (ex Leviathan e sopratutto fondatore della band) e garantito da un songwriting articolato e mai troppo scontato.
Così, più si procede nell'ascolto e più si rafforza l'accostamento del loro Heavy Metal a quello proposto da altre formazioni a
stelle e strisce, come Crimson Glory, Savatage e Jag Panzer, tuttavia bisogna riconoscere che per quanto Tom Braden (anche lui nei primissimi Leviathan) non abbia una brutta voce, la sua prova talvolta pecca di energia, e questo nonostante il produttore dell'album sia un
certo Jim Morris, il quale di suoni affilati e potenti se ne intende non poco.
Un buon potenziale ma, a mio parere, non ancora espresso compiutamente.
Well, its a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it...
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