Il mio illustre collega Gino, nella recensione al precedente album dei
Blindead,
Autoscopia: Murder in Phazes, parlava, a ragione, di
sorrow music. Mi piace partire proprio da quella definizione, per presentarvi il nuovo capitolo dei polacchi, terzo cd della loro storia discografica.
Un altro concept, ed un'altra storia difficile e dolorosa: dopo il serial killer, questa volta i Blindead ci portano nella mente di una ragazza autistica, raccontandoci il doloroso dipanarsi della sua esistenza, dalla culla al dolore, dalla sofferenza all'incomprensione, dalla solitudine all'annullamento di sè. La miscela sonora che sottende "
Affliction" è più o meno la stessa del lavoro precedente, un hardcore sporcato e sofferto, in cui la matrice melodica è più in superficie, ed in cui le vocals di Patryk hanno il non facile compito di raccontare una storia malata, alternandosi tra screams, sussurri melanconici e rabbia pura. Una storia, tra l'altro, raccontata anche dai titoli delle varie songs, che, se letti uno dietro l'altro, nascondono in una sola frase l'essenza della vita della protagonista qui narrata.
Un vero e proprio viaggio allucinante, che, vi assicuro, rischia di lasciare davvero sfiniti alla sua conclusione; di certo, "
Affliction" non è un disco da ascoltare a cuor leggero. Merita il giusto tempo, ma anche la consapevole volontà di voler discendere in un abisso di dolore, incomprensione, sofferenza. A voi la scelta.
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