Pigskin - The Never Ending Black

Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2010
Durata:46 min.
Etichetta:Autoprodotto

Tracklist

  1. FRISCO JOE
  2. ORDER OF DOMINATION
  3. 153 DIVISIONS
  4. TRAVEL TO THE LIVER
  5. RETURN TO THE CHAPEL
  6. THE RISE OF EVIL
  7. THE BLOOD OF KINGS
  8. SLAVE OF DARKNESS
  9. F.H.R.
  10. THE NEVER ENDING BLACK

Line up

  • Dani: vocals
  • Jeff: guitar
  • Sean: guitar
  • Sigi: bass
  • Reto: drums

Voto medio utenti

I Pigskin sono una band che milita nella scena underground svizzera ormai dal 1997. E' un mistero come non siano riusciti ancora a trovare la giusta direzione che possa in qualche modo svincolarli da “semplice” band underground.

Si parte in sordina con un intro di ben tre minuti, che diventa, quindi, un pezzo strumentale vero e proprio, in cui ancora non è evidente la carica trascinante di questa band, che si palesa solo a partire dal secondo pezzo. In “Order of Domination” le caotiche soluzioni musicali suonano quasi come un ossimoro, se confrontate con l'ordine proclamato nel titolo della track. I riff sono deliziosamente thrashosi, tuttavia si sentono ancora le primitive influenze hardcore e crossover che la band ha sostenuto di avere nella prima fase della sua carriera musicale. Le possiamo notare soprattutto analizzando il prodotto dal punto di vista vocale, in cui viene prediletto un certo stile -core, tipico di band come i secondi Carnal Forge o i Darkest Hour.

L'album scorre via molto velocemente e, nonostante il thrashcore non sia un genere che ami particolarmente, devo essere obiettiva nell'ammettere che i pezzi sono tutti davvero molto ben studiati, rivelando una maturità che è degna della così lunga militanza nel panorama metal locale.
Molto schietti ed energici, hanno avuto modo di supportare band come Testament, Napalm Death, Lamb of God e dalla mia breve esperienza in campo thrashcore, posso confermare che queste band rendono molto di più live che in studio e che la pulsione di pogare, quasi nevrotica, che avvertirete nell'ascoltare i pezzi non è che una minima parte di quello che band di questo genere riescono a dare on stage.

Le caratteristiche per un salto di qualità sembrerebbero esserci tutte, come lo stesso The Never Ending Black testimonia; ma, si sa, alla base del marketing della musica ci sono le label. Non mi resta, quindi, che premiare la band con il voto che potete vedere, auspicandomi che possano trovare presto un'etichetta che li aiuti nel passaggio a livello successivo.
Recensione a cura di Selenia Marinelli

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