Il quarto ed ultimo capitolo della quadrilogia lanciata dal folle Devin Townsend con il monicker “
Devin Townsend Project” cambia completamente le carte in tavola rispetto all’album precedente, ossia "
Deconstruction". Scordatevi il metal ossessivo e delirante, scordatevi gli screams e le chitarre ipercompresse à la Strapping Young Lad : “
Ghost” è un album di pura ambient music, buono per una intensa seduta di meditazione, per rilassarsi davanti ad un tramonto, per una maratona di Yoga o per far addormentare vostro figlio.
Insomma, come promessoci da Devin, non un album è uguale all’altro, e tutti e quattro rispecchiano le varie fasi attraversate dal nostro eroe in fase di disintossicazione dall’alcool, processo che gli ha impegnato ben quattro anni di vita, e che lo ha portato, a suo dire, ad una pace ed un equilibrio interiore che questo “Ghost” esprime alla perfezione.
Non una nota supera la soglia del ‘placido’, non un movimento di questo cd vi farà sobbalzare sulla sedia, e la voce vellutata di Katrina e dei flauti sarà il perfetto tè verde da accompagnare all’ascolto.
Se solo potessi farmi un giro nella testa di Devin Townsend, penso che ne uscirei completamente stravolto: eppure, questo folle e geniale musicista, ha in sé talmente tanti universi da portarmi, più di una volta, ad interrogarmi su quanto sia bella la musica, su cosa saremmo (io e tanti di noi) se non avessimo contratto da giovani questa malattia stupenda, dalla quale non c’è guarigione. Onore e merito a Devin Townsend: che ci piaccia metalloso e allucinato o morbido e sognante, ha l’indubbio merito di farci ricordare che senza la Musica questo mondo sarebbe molto, molto più grigio.
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