Cominciamo questa disamina cercando di mettere un po’ d’ordine … I
Fine99 sono lombardi e sono in giro da una quindicina d’anni. Hanno un passato ska-punk, indicano tra i loro attuali numi tutelari Refused, NIN, Funeral For A Friend e Linea 77 e, in effetti, ascoltando “Fino alla fine” è evidente che oggi le loro principali passioni musicali sono l’
hardcore, il
new-metal e l’
elettronica, intesa, però, nella sua accezione più ampia, dal
terrorismo sonico
elettro-industriale fino alle predilezioni dei
dance-floor meno alternativi (qualcosa,
accentuando i termini della questione, tra i Subsonica e gli Eiffel 65, con questi ultimi
evocati nelle vocals distorte ed effettate dell’incolore “Solo per ora”). Come si dice … “tanta roba”, forse addirittura “troppa”, dal momento che i bresciani sembrano davvero aver voluto stipare in un solo disco tante suggestioni e “tentazioni”, cercando di essere aggressivi e metallici (con vocals vetrioliche al limite del
death) e mantenere un’estetica
cibernetica che possa accontentare sia i palati maggiormente
antagonisti sia quelli più “commerciali”, in una sorta di
techno-hardcore-metal con marcati squarci di fascinazioni melodiche di matrice
poppettosa.
L’effetto finale è quello di un progetto potenzialmente interessante, ma ancora troppo discontinuo per convincere appieno, che piace quando “picchia”, aggredisce e spinge sull’acceleratore, molto meno quando tenta di accentuare soluzioni in qualche modo adatte anche per il
mainstream.
In questo senso, “Il mostro nella scatola”, “Carillon”, “Sola andata”, “Cosa vuoi pt. II” e non sono affatto male con i loro retaggi
hardcore-punk e gli occasionali grevi break metallici (per un risultato a grandi linee non lontano
proprio dai Linea 77), così come gradevole appare l’eco NIN/White Zombie-
iana riscontrabile in “2250.12.11”, mentre decisamente meno efficaci risultano, anche a causa di perfettibili impasti vocali, “Segni sulla pelle”, la già citata “Solo per ora”, “Strade diverse” e le leggermente superiori “Quel sottile filo” e “Dubbio”.
I pezzi migliori appaiono, così, forse, la furiosa e lunatica
litania “Quasi 5 gradi”, contrassegnata da un vago gusto System Of A Down e “Viaggio lisergico”, dal vibrante groove chitarristico e tuttavia anche qui il gruppo sconta la mancanza di
focalizzazione e di una vera personalità, debolezze riscontabili pure nelle scelte liriche adottate in tutto il programma, che tramite la coraggiosa e rischiosa
intelligibilità della lingua italiana manifestano tutta la loro eccessiva
genericità.
Insomma, per i Fine99 il lavoro futuro non manca, indirizzato soprattutto ad una migliore “messa a fuoco” complessiva della loro composita proposta musicale … nella speranza che ci sia il tempo necessario (“
la fine è vicina” è il
monito che sostiene un po’ tutta la faccenda) per realizzarla (gli scongiuri sono consentiti!).
E poi, ancora un’ultima considerazione … quando la smetteremo con le
ghost-track palesate dopo parecchi secondi di silenzio scanditi dallo scorrere “a vuoto” delle canzoni … francamente non le sopporto più neanche se lo scopo è di creare un legame con il monicker del gruppo (il Cd ha, così, 99 tracce) e se il brano finale è poi una
simpatica ed energica trascrizione di “Baby I love you” dei Bee Hive (quelli del cartone “Kiss me Licia”, per i meno “preparati”) …