Nuova avventura per il singer Freddy Alexis, ex Witchblade, che propone con i suoi Birds Of Prey un heavy metal classico con evidenti sfumature power.
I limiti del disco sono assolutamente chiari fin dai primi ascolti: canzoni piatte e mancanza di una direzione ben precisa. Si parte con un paio di song di roccioso heavy metal, che però perdono subito mordente, penalizzate soprattutto dalle linee vocali, che andavano sicuramente curate meglio, soprattutto a livello di cori. Con
Frendly Fire si passa a qualcosa di più veloce e allegro, anche se la band continua a non convincere del tutto, sempre incastrata nel limbo della mediocrità. La situazione precipita con la title track, song dalle pesantissime tinte doom che non c’entra assolutamente nulla col resto e risulta davvero noiosa. L’unico sussulto è rappresentato da
Metallizer II, che però rappresenta nient’altro che uno scimmiottamento nemmeno troppo nascosto di Painkiller, sia nel riff che nelle linee vocali. Dopo sole 8 canzoni di cui andare poco fieri, arriva il meglio che questo omonimo debutto discografico ha da offrire: le bonus track. Si tratta di 3 cover dei Witchblade, tratte dall’album Ignition: duole ammetterlo, ma risultano essere di gran lunga le song più degne di nota dell’intero lavoro, sintomo inequivocabile che qualcosa non deve aver funzionato in fase di songwriting.
Vedete voi, a mio parere è un disco noioso e assolutamente trascurabile.
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