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The Atomic Bitchwax hanno ottenuto un certo successo di nicchia, lo devono sia all’energia trascinante delle loro canzoni che ad una incessante attività live, quindici anni di tour negli States e in Europa. I fans conoscono bene la semplicità, quasi umile, del gruppo americano, che si spende allo stesso modo nel piccolo club con trenta spettatori e nel locale davanti a migliaia di persone. Però il trio è tutt’altro che sprovveduto, Kosnick ha militato nei Godspeed e Black Nasa, Pantella è tutt’ora batterista dei Monster Magnet, mentre Ryan era l’anima degli ottimi Core. Questa è la line-up odierna nonché quella coi migliori riscontri di pubblico, anche se la band era nata come side-project di Ed Mundell (Monster Magnet) con Keith Ackermann alla batteria.
Recentemente i TAB sono ritornati a Torino, dove vantano molti amici, insieme ad altre tre formazioni emergenti targate Tee Pee (Mirror Queen, Quest for Fire e lo psych-trio newyorkese Naam), ma soprattutto per promuovere il nuovo lavoro: “The local fuzz”. Si tratta di un’opera diversa dal solito: non una raccolta di brani agili e rocciosi, con assoli fulminanti e ritornelli che si tatuano nella mente, bensì un solo episodio di oltre quaranta minuti, una monster-jam strumentale. A differenza di molti colleghi che hanno affrontato la prova della suite, Ryan e soci non dilatano a dismisura qualche buona idea proponendo invece un pacchetto di oltre cinquanta (50!) riff diversi e consecutivi, quasi come fossero altrettanti episodi singoli. Un catalogo chitarristico che lascia senza fiato, completato da una sventagliata di assoli funambolici e da una ritmica scintillante che segue e supporta l’axeman nel suo caleidoscopio sonoro.
Sull’appeal di questo tipo di album ci sarebbe da discutere, ma negli ultimi tempi abbiamo visto numerose formazioni optare per tale soluzione, certamente difficile e poco remunerativa. I TAB si comportano molto bene, creando non un concept dai risvolti intellettuali bensì una splendida cavalcata a briglie sciolte nel miglior heavy rock/stoner. Il disco è appetibile per chi è già fan del gruppo, mentre i neofiti è meglio che comincino con qualche uscita “regolare”. Al di là di tutto, il trio conferma di essere uno dei nomi di punta in questo settore.
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