C’è chi li accosta maggiormente all’hard rock, chi al metal. Di sicuro, in 30 anni di carriera i
Sinner devono essersi visti affibbiare parecchie etichette: per quanto mi riguarda, anche se la parte melodica spesso prende il sopravvento, credo che “tedesca” sia l’unica vera definizione che calzi a pennello per questa band.
Hard ‘n’ heavy crucco, quindi, molto poco innovativo ma piacevole per tutte le 12 tracce, tra cui spiccano le divertenti
Back On Trail e
Give & Take, le veloci
10 2 Death e
Mend To Be Broken e la melodica
Wake Me When I’m Sober. Per il resto, qualche mezzo filler c’è, ma si tratta sempre e comunque di canzoni non in grado di suscitare più di tanto la voglia di schiacciare il tasto “skip”. Insomma, un disco più che sufficiente, che sicuramente non rimarrà nello stereo per mesi e mesi ma non è per nulla noioso: forse già questa è una vittoria per chi scrive il suo album numero sedici.
One Bullet Left…non so se sia un semplice titolo o una dichiarazione di intenti, dato che in fondo gli anni passano per tutti. In ogni caso, anche se questo dovesse rappresentare l’ultimo capitolo di una carriera lunghissima, sicuramente non sfigurerebbe al fianco di dischi magari più ispirati e freschi come quelli degli esordi. Imperdibile per i fan della band, buono per gli altri. Comunque la si pensi, giù il cappello di fronte a un progetto longevo, coerente, rimasto forse fin troppo nell’ombra ma sicuramente portatore di un’antica
sapienza metallosa che il trascorrere degli anni ci porterà via.
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