Grande la curiosità di fronte all'esordio solista di
Simen Hestnæs, più noto come
ICS Vortex e sopratutto per le sue
- riuscite - collaborazioni con Arcturus, Borknagar e Dimmu Borgir.
Se non ricordo male, la prima occasione che ho avuto per apprezzarlo si è presentata ai tempi di "The Archaic Course" dei Borknagar, ma il contesto musicale che ritroviamo su "Storm Seeker" non trova particolari punti di contatto con quelli che sono stati i precedenti di Simen Hestnæs/ICS Vortex, se non forse in quella voglia di sperimentale che talvolta vi traspariva, e questo per quanto quasi tutti i musicisti che lo accompagnano in questa sua avventura (basta un'occhiata ai loro nomi e curriculum), abbiano in realtà
bazzicato proprio da quelle parti.
Di Metal (in tutte le sue sfumature) se ne trova quindi davvero poco, largo spazio allora a rimandi ad influenze Indie, Prog, Stoner Rock, Psichedelia e ad un marcato approccio Seventies, che pongono la musica al centro dell'attenzione, senza confidare solo sulla presenza di ICS Vortex, per quanto la sua prestazione al microfono risulti ampiamente all'altezza delle aspettative.
Dal disco spiccano l'impatto frontale dell'energica opener "The Blackmobile" e, per il groove messo in campo, la massiccia ed ipnotica "Dogsmacked", con a ruota le voglie
progressive della sinuosa "Windward" e della ancor più coraggiosa "Oil in Water".
Così, tolte la leziosa (nonostante gli accenni folk) titletrack e la conclusiva "The Sub Mariner", strumentale tutto giocato su synth e suoni ambient che ha la funzione di
outro o poco più, nel corso dell'ascolto di "Storm Seeker" non si incappa in chissà quali cadute di tono ed il tutto si mantiene su più che discreti livelli di qualità.
Well, its a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
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