Avevo lasciato gli
Eldritch al
doppio live cd/dvd del 2008, e nei tre anni trascorsi la band di Terence Holler e soci ci ha dato dentro, suonando il più possibile ed infine ritagliandosi il sacrosanto spazio per registrare un nuovo album, stavolta sotto Scarlet. il risultato delle fatiche degli italici progsters è questo “
Gaia’s Legacy”, un concept ispirato dal documentario di Al Gore “
An Inconvenient Truth”, sui pericoli dell’inquinamento e su come politiche sbagliate o mirate al profitto di pochi stiano uccidendo, lentamente ma inesorabilmente, la nostra Madre Terra. Docu/film di cui consiglio la visione a tutti, e che sicuramente ha impressionato, come me, anche gli Eldritch, che su questo tema costruiscono un album oscuro, volutamente ‘
negativo’ nel mood trascinante, ma pieno zeppo di un prog-metal tirato a lucido, sferzante negli incredibili arrangiamenti ed in cui, più che in passato, sono le tastiere di
Gabriele Caselli a tenere la barra del timone, dipingendo meravigliose alchimie sonore su un muro potente, spesso creato con chitarre a 7 corde. Proprio la struttura intricata dei brani non consente una immediata fruizione di questo disco, che come i migliori album di genere necessita di ascolti ripetuti, rilassati, non frettolosi, per schiudere le sue meraviglie. Sonicamente, il prog-metal tanto amato dai nostri si complica, si contorce, si traveste talvolta, mutando continuamente pattern ritmico e suggestione sonora, man mano che la storia si dipana. Perla dell’album, a giudizio di chi scrive, “
Everything’s Burning”, perfetta epitome di come suona questo cd, ma i momenti da sottolineare sono così tanti che fate davvero prima a barattare dei pezzi di carta colorata con un cd molto, molto bello.
A chiudere le danze, dopo la malinconica “
Thirst in our Hands”, ci pensa la cover dei
Fates Warning “
Through Different Eyes”, come a suggellare un patto tra gli Eldritch ed i propri numi tutelari, resa peraltro in maniera personale ma fedele al (bellissimo) originale.
“
Gaia’s Legacy” ha dalla sua tante virtù, essendo un album maturo, riflessivo, dalle tematiche scottanti ed attuali, e nel quale è evidente il lavoro certosino, costante, della ricerca della perfezione, sonora e lirica. A perfetto completamento di tutto ciò, avrete tra le mani un’ora di progressive metal suonato con perizia e tecnica ineccepibile, che permette alla band nostrana una longevità che, ridendo e scherzando, li vede in giro da ben 16 anni. Buon Dio, come passa il tempo.