Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2004
Durata:33 min.
Etichetta:Relapse
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. THESE WALLS
  2. FETESQUE
  3. THE SENSE OF REVERENCE
  4. THE SCENT OF ELEGANCE
  5. ORGANELLE (IN SHE WE LUST)
  6. DEAR MARTYR
  7. ORTHODOX UNPARALLELED
  8. OF FIST AND FLAME

Line up

  • Aaron Wolff: vocals
  • Steve Watson: guitars
  • Andrew Hercules: guitars
  • Sean Dooley: bass
  • Anthony Salajko: drums

Voto medio utenti

Quando l'anno scorso, proprio di questi tempi, mi trovai tra le mani l'Ep di debutto, dal chilometrico titolo "Transfer Trachea Reverberations From Point: False Omniscient", dei canadesi The End, preconizzai alla band un luminoso avvenire. A distanza di un anno e con il nuovo "Within Dividia" posso dire che ciò si è avverato. Ora non crediate di avere a che fare col solito Mago Do Nascimiento di turno, la realtà è che le credenziali che la band presentava allora erano veramente valide. L'unico appunto era dovuto al fatto che la band citava molte influenze, non tutte propriamente originali e, infatti, il dubbio era se la band avrebbe saputo trovare quella maturità e quella personalità che le avrebbero fatto spiccare il salto di qualità.
Mettendo a parte queste futili considerazioni vorrei tentare di descrivere il sound di questa band, un sound che non ha perso il vizio citazionistico che oserei definire d'elite, visto che le influenze sono tutte d'altissimo livello. Il paragone che più volte viene in mente è il cosiddetto math-rock dei Dillinger Escape Plan anche se, i The End, non rinunciano alla forma canzone attraverso strutture certamente più fruibili e meno intricate, pur non tralasciando una tecnica eccelsa e un songwriting schizoide e intenso. Probabilmente vi stupirei se vi dicessi che nel 2001 i The End sono stati eletti band metal dell'anno in Canada, patria di Cryptopsy, SYL, Voivod, Gorguts e via dicendo. La realtà è che i The End pur tradendo una matrice fortemente hardcore sono una band che ha molto in comune con il metal come lo si intende oggi. Non sono infatti assenti strutture riconducibili ad un pregevole techno-thrash che, se nel precedente disco richiamava alla mente i Meshuggah per l'incedere quadrato e freddo delle chitarre, ora non disdegna di tributare bands come i Voivod.
Laddove la band sorprende di più è però l'aspetto che riguarda la personalità, la maturazione effettuata in questo anno speso a suonare in giro e provare li ha portato ad un livello di intensità e bravura tecnica micidiali. Questo ha portato alla perdita di parte dell'impatto del disco precedente, ma in compenso ora la band può permettersi di citare Unsane, Neurosis, Today Is The Day o chi altro per loro senza essere additati a cloni/copioni/cialtroni da due soldi.
Qualcuno dirà che questo è il solito disco Relapse, io dico che ad avercene di dischi così! Sfibranti, sfiancanti, estenuanti, dolorosi e pronti per frullarvi il cervello.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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