C'è qualcosa che non mi convince in quest'album. Sarà forse la durata, visto che dalla scarsa mezz'ora iniziale dobbiamo tirare via altri dieci minuti abbondanti di intro atmosferiche francamente trascurabili? Sarà il fatto che di lavori ispirati al Necronomicon di H. P. Lovecraft ce ne solo almeno migliaia, e che per giunta non ci piace farci prendere il culo con malcelati titoli scritti al contrario? Sarà che la proposta degli Abgott manca completamente il bersaglio, non riuscendo nè a spaventare nè ad interessare, a differenza del famoso ciclo di Ctulhu? Sarà l'acqua, l'aria, il caffè? Boh! Fatto sta che già dai primi minuti di musica vera e propria l'approccio è faticoso a causa di melodie stoppose, continui break di batteria e il songwriting di Agamoth che si muove in continuazione senza mai riuscire a trovare un'identità. Oltretutto non capisco l'utilità di avere in formazione due ospiti ai sintetizzatori: non sarebbe meglio reclutare un altro chitarrista con cui concretizzare la scarsa vena di quello attuale? Sono tutte domande che resteranno irrisolte anche dopo numerosi ascolti, quando la voce del solito Agamoth (un'imitazione mal riuscita di Abbath degli Immortal) sarà riuscita a suscitare in noi solamente disgusto. Proprio mi riesce difficile trovare un'utilità in questa proposta...