Mamma mia, quanto spreco di talento.
“
Motion” degli
Almah è la dimostrazione lampante (qualora ce ne fosse bisogno) che non basta essere bravi a suonare per fare un buon album. D’altronde, Angus Young sullo sweep picking non mi sembra sto mostro…
Laddove il precedente "
Fragile Equality" mostrava buoni spunti, proponendo un power metal non innovativo ma piacevolmente ascoltabile, “Motion” tenta la sterzata stilistica verso un metal più ruvido e cattivo, sia dal punto di vista strumentale (le chitarre sono tutte 7 corde accordate in si bemolle), sia vocale, con un Edu Falaschi che fa la voce grossa e incazzosa, riuscendo al massimo fastidioso. Ovvio che dietro ci stia un calcolo commerciale, visto che la proposta degli Almah è stata finora segregata nel cono d’ombra degli Angra. Quindi ci sta benissimo che i brasiliani abbiano voluto dare una sterzata al proprio stile, cercando di recuperare un’identità propria ed addentrandosi in un metal più oscuro, in cui è la potenza a farla da padrona sulla melodia, che pure è presente. Quindi, qui non si discute il mutamento stilistico, ma l’effettiva qualità dei brani, che è scandalosamente bassa. Non un pezzo che non faccia un po’ storcere il muso, non una canzone che mostri freschezza compositiva o idee convincenti… Nelle liner notes, la band rivela di aver composto e registrato “Motion” in poco tempo, non per questo trascurando i particolari. Ecco, ci avessero messo un mesetto in più, magari ne sarebbero venuti fuori con un prodotto più bilanciato, più coeso e meno forzato, cosa che è invece la grande pecca di questo album.
Giorni fa, guardando le recensioni di Metal.it e della “concorrenza”, mi rendevo conto di come i voti sotto la sufficienza siano sempre meno. Allora delle due l’una: c’è una scena musicale in costante miglioramento, oppure stiamo assistendo ad un impoverimento delle aspettative del fan medio, a cui va bene ormai di tutto? Ci sarebbe anche la terza opzione, che vede alcune webzines prone ai dettami delle labels, ma noi poveracci non possiamo certo concederci di questi lussi.
Ritornando in argomento: peccato, perché nutrivo discrete speranze in questo side project che cominciava a prendere forma, canzone dopo canzone, album dopo album. “Motion” è, a mio avviso, una brutta caduta per Edu e compagni, da cui spero riescano a rialzarsi più saggi e consapevoli.
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