I
Seven sono un four-piece ceco, attivo da più di una decade e con una storia fatta di continui cambi di line-up alle spalle. Inizialmente una proposta solo strumentale, la musica dei Seven è andata evolvendo con il tempo, fino al buon successo del concept “
Seven Deadly Sins” del 2009, che ha attirato sui cechi i riflettori e gli interessi di molte case discografiche. È stata la Nuclear Blast a vincere la sfida, per questo “
Freedom Call”, primo album ad essere pubblicato da una major ed a cui ha collaborato Victor 'Rage' Smolski in veste di
sound engineer.
La musica che i Seven ci propongono è un heavy metal classico, molto chitarroso e massiccio, mi hanno ricordato gli Anvil al primo ascolto, ma con una produzione molto moderna, carica di chitarre a sette corde e ipercompressa. Decisamente niente per cui valga la pena buttarsi dalla finestra, ma “Freedom Call” ha i suoi numeri, come la bella opener autointitolata, il riff cattivissimo di “
So Scarred”, il momento morbido di “
Abandoned” e così via, per un album di 12 brani e 47 minuti, dove ci sono davvero pochi fronzoli e tanto buon heavy metal.
La voce di Lukáš, ultimo arrivato in seno ai Seven, è potente e rauca, ma si sposa bene anche con i momenti più melodici, mi ricorda un po’ quella di Zak Stevens, con rispetto parlando.
“Freedom Call” è il classico album ben fatto e ben suonato, che rischia di annegare nel mare delle uscite discografiche di oggi, che sono troppe, quasi sempre a scapito della qualità. Ma tant’è, tutti vogliono il loro momento di gloria, e tutti hanno il diritto di provarci. Io, per i Seven, tengo il pollice alzato.
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